Giovani Comunisti/e circolo "Peppino Impastato" Partinico (PA)

domenica 20 luglio 2008

TUTTI UNITI NELLA LOTTA ALLA MAFIA

Dovevamo stare accanto a Paolo Borsellino...ora appoggiamo Pino Maniaci
Palermo come Beirut. Accadde 16 anni fa, il 19 luglio 1992. Quando in via d’Amelio un’autobomba predisposta da criminali mafiosi fece strage di Paolo Borsellino e dei poliziotti che lo scortavano. Commemorare questo sacrificio oggi ha un senso soprattutto se si cerca di fare un buon uso della memoria: capire la genesi delle tragedie verificatesi per provare ad impedire che se ne producano di nuove.
Ricordiamo ad esempio le parole dello stesso Borsellino che pronunciate il 23 giugno 1992, alla commemorazione di Falcone, sono come un suo testamento spirituale: «La lotta alla mafia (primo problema da risolvere nella nostra terra, bellissima e disgraziata) non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, che coinvolgesse tutti, che tutti abituasse a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità».
Oggi il puzzo che Borsellino denunziava lo si sente di nuovo. E si tratta di una diretta conseguenza dell’eclissi della “questione morale”.Questione morale significa trasformazione della politica in cordate di interessi, contaminazione fra apparati dei partiti, mondo affaristico-economico e malaffare. Ne sono figli il clientelismo e varie forme di illegalità, fino alla corruzione e alle collusioni con la mafia.Chi tresca con mafiosi offende questa memoria. Ed il tradimento si moltiplica se la società civile, invece di indignarsi per queste vergognose contiguità o complicità, si tura il naso fingendo di non sentire il puzzo. O cerca di esorcizzarlo autoconvincendosi che così va il mondo e non c'è nulla da fare.Abbattere la sintesi tra Sicilia e sistema mafioso è una priorità: non c’è sviluppo senza legalità e non c’è legalità senza l’onestà intellettuale di ognuno dei 5 milioni di abitanti della nostra bella isola.
Dobbiamo lavorare, ognuno nel nostro piccolo. E dobbiamo stare accanto a chi ha il coraggio di esporsi in prima persona per evitare che diventi un kamikaze della legalità, isolato e facile bersaglio di attacchi.
Dobbiamo ad esempio stare accanto al nostro Pino Maniaci che 2 giorni fa ha subito l’ennesimo vile atto intimidatorio.Il direttore di Telejato, che il 29 gennaio era stato aggredito dal figlio minorenne del boss Vito Vitale, rimane ancora al centro della morsa mafiosa in un comprensorio pericoloso come il nostro. Dichiarare che Leonardo Vitale, l’erede di Vito, ha ricevuto un’altra denuncia, questa volta per appropriazione indebita di un terreno, o sputtanare la libertà di Niccolò Salto, boss a passeggio nella limitrofa Borgetto, oltre alla costante attività antimafia e al fianco del cittadino comune, coincide con l’essere stato inserito nel libro nero di Cosa Nostra. E il suo nome sarà sottolineato più volte se la città nella quale e per la quale manda avanti Telejato non gli dimostrerà la vicinanza concreta facendo capire a questi mafiosetti nostrani che toccare Pino Maniaci significa toccare anche Partinico, a cominciare da noi Giovani Comunisti/e.

GIOVANI COMUNISTI/E Circolo "PEPPINO IMPASTATO" PARTINICO

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