Giovani Comunisti/e circolo "Peppino Impastato" Partinico (PA)

mercoledì 10 settembre 2008

ADESSO BASTA! Riflessioni dopo la puntata di Ballarò

Ieri sera alle 23 circa, accendendo quella scatola spesso tanto inutile che prende il nome di televisione, mi sono ritrovato a guardare uno di quei pochi programmi ancora interessanti tra veline, fiction e tele-fede, che rimangono nella programmazione settimanale: Ballarò, condotto dal validissimo Giovanni Floris. Purtroppo ho potuto seguire soltanto i frangenti finali, dove però non sono mancate le solite battutine tipicamente berlusconiane che hanno riacceso parte della mia rabbia, che rimaneva quasi assopita nella rassegnazione del declino italiano. Il Cavalier dei miei stivali forse non sa di avere assunto un comportamento tipicamente americano (per chi ancora dice che noi Comunisti ci inventiamo le cose, la fonte di questo atteggiamento statunitense si trova in “Spazio e Politica”, un libro universitario di geopolitica), ossia la costruzione della propria identità attraverso la denigrazione dell’Altro. Nel 2006 dalla sua bocca usciva sempre la solita sentenza: votare Forza Italia perché altrimenti avrebbero vinto le forze comuniste, gli eredi di Stalin (ancora non gli hanno insegnato la differenza tra il totalitarismo e il comunismo). Nel 2008 l’appello aveva cambiato forma, ma non sostanza: evviva il voto utile (utile a chi? Alle sue tasche?!)! Delle sue uscite non si sentiva proprio la mancanza; qualche giorno fa in visita al papa gli ha confidato che erano i comunisti a volere la Chiesa del silenzio…e sono proprio curioso di sapere cosa gli avrà risposto il pontefice. La frase, tradotta in italiano dal berlusconesco, esprime la devozione del premier e di tutti gli iscritti al popolo della libertà (attenzione non si tratta di libertà religiosa però, visto che l’unica fede cattolica sembra essere uno dei requisiti d’accesso al partito). Ritornando a Ballarò, tra ospiti presenti c’erano tra l’altro il ministro Tremonti e l’ombra (scusate, il ministro ombra) D’Alema, intenti a beccarsi sulla verità di un’affermazione scritta su un giornale qualche giorno prima da Bersani. D’Alema insacca con un “bugiardo!” il Robin Hood (?!) delle tasse e… questo, investito dall’ira, ricorda i dogmi impartiti da Berlusconi e spara subito: “senti, il comunismo è finito!”. Tradotta in italiano, l’affermazione corrisponde al termine bugiardo. Ma un cittadino non ancora venuto a conoscenza del neo linguaggio cavalleresco, o inconscio adepto allo stesso, si sarà chiesto: cosa avrà voluto dire? Che c’entra il comunismo con il discorso? E così penso (non ne sono sicuro non essendo uno psicologo) che partano una serie di processi interiori nella psiche umana che portano come di consueto alla demonizzazione del comunismo. Ecco in che modo si fanno strada nella nostra pseudo-democrazia i valori del liberalismo che Berlusconi e i suoi seguaci si sentono di incarnare: affrontare noi comunisti sul piano ideologico e su quello pratico coinciderebbe con una immediata sconfitta, così che c’è di meglio se non approfittare della credulità e ignoranza (non è un’offesa, ignoranza dal latino ignoro = non sapere, essere all’oscuro di qualcosa) popolare sull’argomento, facendo credere che i comunisti mangiano i bambini, uccidono e sparano ogni giorno, approfittando della manipolazione dell’informazione in una società mediatizzata come la nostra? Non sono cose che mi invento, facciamo un semplice ragionamento: chi è il proprietario di Canale 5, Italia 1 e Rete 4 (detta anche tele-Fede)? Berlusconi. Cos’è la Rai? Una televisione di Stato. E chi è attualmente il premier, che detiene i rapporti di potere maggiori a cui necessariamente in quanto mezzo di produzione anche la televisione italiana fa riferimento? Berlusconi. Non mi veniate a dire che qui, sti comunisti, stanno dicendo come al solito frottole, perché non si può negare l’evidenza. Ho buttato su carta (o meglio su schermo) una serie di riflessioni scaturite questa notte, riportarle tutte potrebbe annoiarvi. Concludo dicendo che milioni di italiani sono ancora iscritti a Rifondazione Comunista o comunque si sentono parte di una sinistra vera, che nulla abbia a che fare con la palude di centro che sembra aver impantanato la politica. Rifondazione ha deluso i suoi iscritti e la tanta gente che l’aveva votata facendola arrivare al 7%. Rifondazione ha deluso anche me tempo fa, stando dentro il governo Prodi nonostante gli “alleati” non stessero mantenendo le promesse elettorali, forse presi dalla schifosa comodità della poltrona del Parlamento (in primis il neo segretario Ferrero) e in parte anche oggi, quando sento che c’è il rischio di rottura all’interno del partito, perché Vendola non accetta una sconfitta, che pur essendo stata “studiata”, è sempre una sconfitta. Ma arrendersi e buttarsi nel limbo della politica che disgusta è veramente inutile. Spero perciò che Ferrero si sia reso conto di essersi attaccato alla poltrona, come io ho spesso affermato che facciano tutti gli altri, e che Vendola si renda conto che in questo periodo storico è necessaria l’unione della sinistra e non la frattura. Verrà anche la sua occasione, ed intanto si renda utile mettendo a disposizione di Ferrero e del partito la propria bravura politica e le proprie competenze per far vedere a tutti coloro che sono rimasti delusi da noi cos’è Rifondazione Comunista e quali interessi spingono a tener vivo il nostro partito! Sicuramente non i soldi o le poltrone, ma la salvaguardia dei lavoratori, dei più umili e della gente in generale.

Gianluca Ricupati

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai ragione Gianluca: questo è il momento in cui il Partito deve ritrovare l'unità pre-congressuale. i tempi sono difficili e la scomparsa del nostro partito non è un'idea così folle. Lo so che a Chianciano si è aperta una profonda ferita: ma il razzismo avanza, i poveri sono sempre più poveri, le libertà sono in pericolo. serve una forte Rifondazione Comunista in un processo di unità della sinistra. Per questo reputo un errore la politica messa in atto dal compagno Ferrero, cioè l'isolamento del PRC dal resto del centro-sinistra, così come reputo un errore le spinte scissioniste che provengono dall'area vendoliana (oltre rifondazione non c'è più spazio a sinistra, esiste solo il PD!). In questo contesto di instabilità interna al nostro Partito diventa inopportuna la manifestazione indetta per l'11 ottobre a Roma contro il Governo Berlusconi: non c'è lo spirito dello scorso 20 ottobre, non riusciremo a portare in Piazza il milione di persone dello scorso anno, ma al massimo qualche migliaia (sarebbe un gravissimo autogol). Non ci resta che lavorare per ricomporre il PRC ed avviare una campagna di opposizione sociale per preparare la campagna elettorale per le prossime europee.

saluti comunisti.
Giacomo

Anonimo ha detto...

L'apertura al centro sinistra sarà possibile solo su valide basi. Ma se ciò significa imbarcarci in altre unioni per poi dover scendere a squallidi compromessi, meglio rimanere soli e garantire i diritti di una vera sinistra e della gente che in una vera sinistra ancora ci crede.
G.R.