Giovani Comunisti/e circolo "Peppino Impastato" Partinico (PA)

giovedì 18 novembre 2010

Il mio amico Eric - "Ken Loach: la voce della classe operaia"

"IL MIO AMICO ERIC"

VENERDI' 19 NOVEMBRE, 21:00-23:30

Ingresso gratuito.


Recensione a cura del compagno Giuseppe Palazzolo

Manchester Utd vs. Tottenham. Eric Cantona, bizzoso centravanti dei Red Devils, riceve palla quasi al limite dell’area, la posizione è invitante: i tifosi si aspettano l’ennesima prodezza. Invece no: Cantona rinuncia al tiro e con un delizioso esterno destro serve Irwin che insacca la palla un pelo sotto la traversa. Per lui, soprannominato “the King”, che avrebbe soltanto l’imbarazzo della scelta tra i suoi goal fenomenali, è questo, un passaggio ad un compagno, il momento più bello della carriera. Capirete più avanti che non stiamo parlando solo di calcio. O almeno, non di calcio in senso stretto. Questo soltanto per dire che razza di personaggio, dentro e fuori dal campo, era, e continua ad essere, Eric Cantona: un artista del pallone, un genio ribelle e incompreso, croce degli avversari e delizia dei propri tifosi. Eric Bishop, invece, è un postino di mezz’età in crisi su tutti i fronti: amore, famiglia, lavoro. È ancora innamorato della prima moglie, Lily, abbandonata trent’anni prima. Vive sotto lo stesso tetto, in un clima di ostilità, con i figli della seconda moglie. E per di più, fatica a reinserirsi nella routine lavorativa dopo un tremendo incidente d’auto. Uniche distrazioni sono il Manchester United e le bevute al pub con gli amici.
Eric Bishop è un uomo sull’orlo di una crisi di nervi. Come un adolescente, si rivolge allora al poster del suo idolo, ad Eric Cantona, in cerca d’aiuto. E il miracolo avviene: il numero 7 del Manchester appare in carne ed ossa davanti al suo sguardo stupito. Perché lui “non è un uomo, è Cantona”. La star degli stadi, il campione indisciplinato diventa la guida spirituale dell’altro Eric, l’Eric depresso ed emaciato, il suo sostegno e il suo migliore amico. E come un deus ex machina sbuca dal nulla nei momenti di difficoltà. Il working class hero e il calciatore ricco e famoso: un’amicizia impossibile nella realtà. Invece, passo dopo passo, Cantona riesce ad insinuarsi nella vita del postino attraverso le sue pillole di saggezza, i suoi proverbi francesi a volte assurdi e altre volte spiazzanti. A legare i due Eric è ovviamente la medesima passione sfrenata per il calcio, che diviene lo spunto comune per riflettere sull’esistenza. Il calcio come metafora di vita quindi. Ma fuori da ogni abusata retorica, come solo i grandi maestri, e Ken Loach lo è, sanno fare. Ecco spiegata, dunque, la filosofia che sta dietro il gesto apparentemente insensato di Cantona: bisogna avere una fiducia incondizionata nel prossimo, soprattutto nei propri cari, ed avere il coraggio di rischiare, per poter vivere appieno la vita. Con Cantona al proprio fianco, a fargli da angelo custode, Eric sarà capace di riconquistare Lily, di guadagnarsi la fiducia e il rispetto dei suoi figliastri grazie anche al supporto degli amici, quelli veri, che in fondo sono come compagni di squadra. Con “Il mio amico Eric” Ken Loach intreccia sapientemente dramma famigliare e commedia, riflessione e leggerezza, riuscendo a fare un film sulla valenza positiva che al giorno d’oggi potrebbero avere i miti e gli idoli delle masse. Ci troviamo di fronte all’ennesimo, vivido spaccato della classe operaia britannica, di cui Loach è unanimemente considerato il massimo cantore. L’elemento di novità, invece, sta proprio nel tocco leggero ed ironico con cui ha scelto di trattare una vicenda più drammatica di quanto possa sembrare a prima vista. Parte del merito va anche, certamente, all’intensa performance di Steve Evets, volto perfetto dell’inglese medio, e ad un esilarante Eric Cantona, fuoriclasse sul campo e davanti la macchina da presa.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

davvero una bella recensione e gran bella scelta! complimenti!