Giovani Comunisti/e circolo "Peppino Impastato" Partinico (PA)

lunedì 8 agosto 2011

APERITIVO LETTERARIO - PARTINICO: Presentazione del libro "Un'estate a Palermo"


Biblioteca popolare "Salvatore Barra"
Associazione Culturale Democratica '77

GIOVEDì 18 AGOSTO - ORE 18

APERITIVO LETTERARIO
PRESSO IL BAR "LM COFFEE & DRINK"
Via Venezia (Ex arena Lo Baido) - Partinico

PRESENTAZIONE DEL LIBRO "UN'ESTATE A PALERMO"

Ne discutono gli autori:
Enzo Di Pasquale
Rossella Floridia
Martino Grasso
Gianfranco Perriera
Elena Pistillo
Marco Pomar
Maria Adele Cipolla
Beatrice Monroy

Interviene l'editore:
Ernesto Di Lorenzo

Modera:
Valentina Speciale, Biblioteca popolare “Salvatore Barra”


PREFAZIONE

UN DIARIO FEROCE SULLA CITTÀ di Emma Dante

Lo sfondo è una Palermo silenziosa, morente… non certo da cartolina! Ci sono ambienti piccolo borghesi e ambienti popolari, zone del centro, residenziali e periferiche, abitate da persone stanche di essere definite personaggi. La cosa che più di tutte risalta in questo diario feroce sulla vita della città e dei suoi dintorni è la volontà dei protagonisti di liberarsi una volta e per tutte delle etichette di “personaggi”. Sono persone vere, anonime, in conflitto con se stesse, addolorate e allegre con “la disperazioni che se li mangia da quando sono nati”, come scrive Gianfranco Perriera nel suo struggente Qualcosa di insensato. Gli otto scriventi, come vogliono definirsi, raccontano soprattutto il vuoto di Palermo, ciò che è stato e che non è più, la presenza di un male che da dentro ha dilaniato a muzzicuni la città, divorandosela piano piano. Nello stesso ventre dove solitamente le creature scalciano e sgomitano per quella legge antica della sopravvivenza, otto persone sfruttano la convivenza e succhiano linfa vitale dallo stesso cordone ombelicale. Si osservano e scrivono per raccontarsi, si nutrono dello stesso cibo, si studiano, si confrontano e sono disposti a cambiare opinione pur di scoprire qualcosa dell’altro, qualcosa che da tempo ci siamo disabituati ad ascoltare, qualcosa che parla di noi senza quella ignobile distanza che ha fatto di Palermo una città isolata e ostile.
La luce è opaca, polveroso come quando lo scirocco ti annebbia la vista e non ti fa vedere bene i contorni delle cose. Non c’è il sole in Un’estate a Palermo o perlomeno non c’è mai un sole forte che schiarisce le cose. La luce è sempre filtrata dalla tapparelle di una casa dei bassi dove, come scriveva De Andrè, “il sole del buon Dio non dà i suoi raggi… ha già troppi impegni per scaldar la gente d’altri paraggi”. Da dietro questa tapparella una donna, incoronata dalla vergogna, analizza e scruta il mondo. Tante persone le passano davanti: il custode di un terribile segreto, un italo americano emarginato, una professoressa distante dai suoi allievi, una moglie tradita, un’adolescente incantata, una vecchietta di Bagheria in viaggio verso Palermo e, infine, un uomo con un incarico preciso.
La vecchia bagascia, che si è data a tutti senza essere mai di nessuno, da dietro le tapparelle esclama: “la città! E chi se lo immaginava: c’è la città e io che credevo fosse sparita da quel giorno.” La buttana del re di Beatrice Monroy non dà confidenza a nessuno, “resta servito”, risponde alla gente che le chiede qualcosa come Bartleby lo scrivano che è stanco del clamore e della volgarità del mondo risponde a tutti: “grazie, preferirei di no”.

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