Mai un Governo nazionale si era spinto così oltre. La destra propone di abbattere decenni di conquiste sociali per un sistema universitario democratico e di massa, e lo fa, ironia della sorte, proprio quando si celebrano i quarant’anni dalle grandi mobilitazioni del ’68. All’epoca si lottava contro l’autoritarismo, per una maggiore partecipazione di studenti e lavoratori ai processi decisionali interni agli Atenei, per un’Università come spazio pubblico laico dove produrre sapere critico e coscienza di trasformazione. Oggi ci viene proposta l’immagine opposta di un sapere frammentato in atomi di conoscenza, con il diritto allo studio limitato da un’immagine elitaria dell’Accademia pensata quindi per riprodurre le disuguaglianze di classe presenti in società. Università privatizzate, tasse inaccessibili, concorrenza sfrenata tra atenei, precarizzazione delle carriere, contratti di diritto privato per docenti e amministrativi, corsi di laurea a numero chiuso. Questa è l’Università della destra al Governo, questa deve essere la ragione della nostra opposizione sociale e politica.
Rifondazione Comunista si impegna a promuovere ovunque iniziative di mobilitazione e di partecipare alle lotte democratiche di studenti e lavoratori della conoscenza ovunque esse si realizzino. Il nostro obiettivo è quello di sollecitare un grande movimento unitario che si opponga alla processo di distruzione dell’Università pubblica costringendo l’Esecutivo a ritirare questo decreto vergognoso sui cui Fini ha già dichiarato che probabilmente il Governo porrà la questione di fiducia. La destra si presenta con il suo volto più aggressivo e reazionario producendo un connubio pericoloso di autoritarismo e liberismo sfrenato. A questo dobbiamo saper contrapporre la forza d’urto di un Università in movimento, vitale e democratica. Dobbiamo gridare con forza la nostra idea di conoscenza come bene comune.
Chiediamo maggiori risorse per il diritto allo studio, perché vogliamo un’Università che non sia di pochi. Chiediamo l’abrogazione del numero chiuso in tutti gli Atenei, perché l’accesso alla conoscenza non può essere limitato per via amministrativa. Chiediamo un investimento straordinario per un reclutamento di nuovi ricercatori interrompendo il vortice della precarizzazione. Chiediamo una riforma della docenza, separando definitivamente reclutamento e carriera con un conseguente adeguamento stipendiale. Chiediamo insomma che l’alta formazione in Italia sia ciò che non è mai stata: una priorità per il legislatore, perché non ci può essere società veramente democratica senza un sistema di formazione pubblico e di massa.
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