In mille pagine, il giudice motiva la sentenza che condanna i capi mandamento. Provenzano decide di inserire uomini fidati nelle liste, la sua lobby per il comando
di ALBERTO CUSTODERO (PALERMO) da http://www.repubblica.it/
E allora il leader corleonese arrestato a Montagna dei Cavalli decide di "creare una "cordata riservata" che studi il modo di interagire con la politica". A partire dagli anni Novanta, nella "cordata Provenzano" entra a far parte "un gruppo ristretto di consiglieri e di persone lungimiranti chiamato a raccolta dall'anziano boss per le questioni più delicate". "Quel trust di cervelli - scrive il gup - deve aiutarlo a tessere la trama per recuperare consenso e intrecciare nuovi legami dopo le stragi del '92 e '93". Di questo gruppo fa parte "pure l'onorevole regionale Giovanni Mercadante, eletto nel 2001 nelle liste di Forza Italia". Ma è il 2006 l'anno che vede Cosa Nostra "in stato di fibrillazione: cambiano Camera e Senato, si rinnova l'Assemblea regionale, i consigli comunali. "Gli uomini di Provenzano - annota il giudice Morosini - sono in stato di allerta. Il gotha mafioso è chiamato a scelte importanti che lasceranno il "segno" per gli anni venturi". L'Italia bipolare, osserva il gup, "probabilmente è a un bivio. Ma in Sicilia il Polo delle Libertà è ancora forte di quel 61 a zero del 2001, con una componente Udc che, oltre ad esprimere il presidente della Regione, costituisce quasi un terzo dell'elettorato nazionale di quel partito". "La decisione sulla coalizione da votare sembra scontata, c'è una netta preferenza per il Polo della libertà". Provenzano, il reggente di Cosa Nostra dopo l'arresto di Totò Riina, sceglie di "internalizzare la rappresentanza politica, ossia mobilitare il proprio peso elettorale in favore di membri interni alla associazione da presentare come candidati, appoggiando persone legate da stretti vincoli di amicizia o parentela al capo o ai capi delle cosche". Ma a svelare la nuova strategia politica di Cosa Nostra, il nuovo schema di "internalizzazione" che si ripete anche in altri casi, è il rapporto fra "i Mandalà" e Francesco Campanella. Quest'ultimo è considerato dal gup "uomo ponte" fra le cosche e il mondo politico. "Al suo matrimonio sono suoi testimoni il leader dell'Udeur Clemente Mastella e l'onorevole Salvatore Cuffaro". Nel 2000 è segretario nazionale dei giovani Udeur, quindi resta consulente del sindaco di Villabate, Lorenzo Carandino, di Fi, che lo stesso Campanella indica alle cosche come candidato ideale a primo cittadino. Furono quei due politici, utilizzando di notte gli uffici anagrafici comunali, a confezionare il documento d'identità falso utilizzato da Provenzano per recarsi a Marsiglia a farsi operare. "Non collateralismo, dunque, ma leadership, è questo l'orientamento prevalente di Cosa Nostra". "Internalizzare la rappresentanza - spiega ancora il gup - significa essere più forti nella costituzione di lobby politico-mafiose da utilizzare in posizioni chiave della vita economica, politica e istituzionale". Il quartier generale politico di Cosa Nostra è ricavato in un box di lamiera che, però, la polizia ha imbottito di microspie. Rinchiusi là dentro, è Antonino Cinà a parlare con Nino Rotolo "del deputato regionale Giovanni Mercadante: in cambio dell'appoggio elettorale per il rinnovo dell'Assemblea regionale, Mercadante dovrà sostenere al consiglio comunale di Palermo il prescelto dei boss, Marcello Parisi, nipote dell'associato mafioso Angelo Rosario Parisi". E Mercadante si dà subito da fare, promettendo di "attivarsi con l'onorevole Francesco Musotto, presidente della Provincia di Palermo, proveniente da Fi, nella sponsorizzazione del candidato del Corleonesi" al palazzo delle Aquile.
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