"Statale 17, com'è lunga da far tutta, romba svelto l'autotreno, questo cielo ancor sereno sembra esplodere d'estate…". La canzone di Guccini torna in mente a sprazzi nella memoria del cronista.
E' stata scritta mezzo secolo prima del terremoto aquilano, del G8 di Obama e Berlusconi, del corteo dei diecimila - stando agli organizzatori - che ha sfilato sotto il medesimo sole, sulla stessa statale, nel paesaggio spettrale della prima estate da sfollati per decine di migliaia di aquilani: tendopoli dove si boccheggia di giorno e si battono i denti la notte, cantieri delle new town improvvisati in siti spesso a rischio idrogeologico (e senza mai sfiorare i terrreni della Curia), polizia e soldati a presidiare ponti, alture, svincoli, centri commerciali sbarrati non si sa se per il terremoto o per il terrore per i black bloc. E macerie. Guccini non c'era a marciare nel silenzio irreale dei rari momenti in cui non ci fosse un elicottero a pedinare la carovana di pullman, camioncini e macchine che ha scaricato i manifestanti nella stazione in disuso di Paganica, uno dei sobborghi, tra Onna e L'Aquila, squassati dalle scosse dal 6 aprile in poi. Guccini, pare, fosse a inaugurare una festa di giovani di destra da qualche altra parte. «Ma chi, Guccini quello di "Piazza Alimonda"?», esclama un ragazzo, nemmeno vent'anni di Epicentro solidale, l'unico dei comitati aquilani ad aver aderito alla manifestazione che s'è svolta, manco a dirlo, senza gli incidenti evocati dalla campagna forsennata di stampa che aveva provato a speculare sulle divisioni tra comitati aquilani e reti nazionali sull'opportunità di una scadenza centrale dopo le azioni diffuse in decine di città contro il G8.
Alla fine, sembra quasi che abbia una punta di rammarico il procuratore capo Rossini quando ammette che tutto è andato bene: «Ma fino a domani - avverte - manteniamo l'allerta, peraltro generico». Le agenzie indugiano su quattro bottigliette di plastica vuote che volano contro la schiera di celere che sbarra l'ingresso al Corso. Qualche funzionario col casco ringhia e brandisce il manganello. La tensione è durata un attimo, i giovanissimi "duri" - un po' italiani e un po' stranieri - sono pochissimi e quasi alieni dal resto della manifestazione. Dal microfono arriva l'esortazione di Anubi: «Torniamo a casa ad abbracciare i nostri compagni rilasciati». Anche le notizie su un fermo per quattro toscani ad Avezzano si ridimensionano subito. I teoremi si sgonfiano al pari delle divisioni inventate da Pd e Cgil contro i no global e anche alcuni frequentatori del 3.32, spazio autogestito aquilano che non ha aderito al corteo, si fanno vedere tra i marciatori. «Noi siamo altermondialisti e terremotati nello stesso momento - spiega Stefano Frezza dell'Epicentro solidale - non è possibile estraniarsi dal contesto: questa manifestazione era giusto farla». Dall'altra parte Giuseppe De Marzo di A Sud: «Noi non la boicottiamo ma non c'è stato il tempo per costruirla assieme agli aquilani». In mezzo ci sono sia le astuzie di chi, tra i comitati, prepara il proprio futuro politico in città, sia le difficoltà del movimento. Genova 2001 sembra lontana anni luce. «La dimensione di massa è tutta da ricostruire - dice Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione il cui spezzone era, forse, il più visibile nel corteo - quello che è in crisi è la relazione tra le reti che ci permise di costruire il Genoa social forum. E' una crisi parallela a quella della sinistra politica, la cui riaggregazione non è sufficiente senza una ricomposizione delle reti dell'opposizione sociale». La proposta dei comitati contro la crisi, in vista dell'autunno, sembra simile a quella proposta da Flavia D'Angeli di Sinistra critica: «Ma deve essere una riaggregazione di ciò che si esprime dal basso per costituire un luogo comune che serva a impattare la crisi».
In strada ci sono le bandiere del Patto di base (Rdb, Cobas e Sdl) che si sono ostinate a convocare il corteo nazionale per intercettare «le lotte per casa, lavoro e diritti contro un G8 che non parla di crisi se non per salvare le banche», spiega il coordinatore Rdb, Pierpaolo Leonardi. Bandiere rosse delle sigle comuniste, striscioni di studenti da Palermo, Napoli, Milano, Roma, una cospicua partecipazione dalla Campania, i No Ponte, i vicentini, i pompieri Rdb, comitati di lotta per la casa, centri sociali, il forum ambientalista, Attac e i "reduci" dai G8 tematici di Siracusa, Sassari e Lecce. Ecco quello che si vedeva sulla Statale 17. Davanti al campo di Bazzano si leva uno slogan: «Tutti fuori dalle tende!». I curiosi assiepati come al passaggio del Giro. I legali avranno poco lavoro ma sono presenti dalla testa alla coda del corteo.
I giovani comunisti sono venuti con lo stesso striscione ("Requisire le case sfitte agibili") con cui hanno partecipato il giorno prima all'occupazione del Rotilio Center, uno dei centri residenziali-direzionali agibili ma vuoti. «Ci sono 3mila appartamenti invenduti - dice Francesco Marola, dei Gc aquilani mentre si sfila davanti a uno dei cantieri di new town su una collina argillosa - noi chiediamo la requisizione reale, non quella finta messa in scena dal sindaco Cialente. Quella è una messa a disposizione da parte di qualche privato con indennizzi (10mila euro a metroquadro) superiore al mercato di prima del sisma». «Noi e gli aquilani abbiamo fatto scelte diverse ma tutti contro il G8, la mentalità dei campi è cambiata», nota Renato Di Nicola dell'Abruzzo social forum. Salendo verso Porta Napoli fiorisce qualche scritta sui muri: "Meno F35, più case", "Aldrovandi vive", le magliette ricordano Carlo Giuliani e altre stagioni di movimento. I diecimila varcano Porta Napoli tra sagome deformate di palazzi e macerie. Marco Ferrando, del Pcl, spera che questo corteo abbia una «ricaduta sulla mobilitazione aquilana per il controllo popolare sulla ricostruzione». «Bisogna agire sia per un reinsediamento sociale che per una contrattazione sociale sulla questione casa», dice Francesco Piobbichi delle Brigate di solidarietà attiva, altro soggetto interno ai comitati e ai percorsi di movimento. Tutto è filato liscio. Il portavoce Cobas, Bernocchi è soddisfatto_ «Non c'è stata divisione tra noi e gli aquilani che anzi hanno aperto il corteo». Un bello smacco per l'alleanza Caselli-Maroni che ha seminato arresti e cariche prima del G8.
Checchino Antonini da Liberazione