Stato di agitazione per le facoltà di Lettere, Ingegneria e Scienze dell’università di Palermo, che si dichiarano non più in grado di garantire l’offerta formativa per l’anno accademico 2010/2011 a causa della strategia del governo Berlusconi che con il ddl 1905 e gli ennesimi tagli all’università statale nell’ultima finanziaria (pari a 1,3 miliardi) sta progressivamente distruggendo il futuro di migliaia di studenti.
Una strategia ben precisa se si pensa che, mentre i fondi statali vengono vertiginosamente ridotti (è probabile che nel 2011 non si arriverà a coprire neppure le spese del personale, mentre il blocco del turn-over riduce gli organici e quindi anche l’offerta agli studenti), le università private vivono la loro età dell’oro ormai da un paio di anni (in 7 anni hanno ricevuto dallo Stato un incremento dei fondi pari al 21%).
Un’atmosfera pesante ieri si respirava all’interno dell’aula magna di Lettere, consci che la chiusura della facoltà sarebbe la vittoria di chi ci governa e di chi ha in mente un’università per le elite della società, per chi insomma può permetterselo economicamente.
Il preside della Facoltà, il prof. Guarrasi, ha illustrato le coperture degli insegnamenti previsti per l’anno prossimo. In pratica una serie di tabelle semi vuote, che stavano ad indicare che ad oggi non c’è la possibilità che le attività partano. Infatti Lettere e Filosofia (ma anche tutte le altre facoltà, anche se in misura ridotta) si reggeva su un numero incredibile di ricercatori, che per legge non sono tenuti a fare lezioni e che invece tenevano interi corsi ed esami, e sul fatto che gran parte dei professori garantivano più corsi, attività rispetto a quello per cui vengono retribuiti.
Visto l’attacco all’università pubblica, che si concentra soprattutto nei confronti di una facoltà come lettere le cui ricerche non hanno uno specifico valore di mercato, ma che contribuiscono alla formazione culturale di spiriti critici, fondamentale in una società che così si voglia ancora definire, i ricercatori e i docenti hanno avviato la loro protesta, l’estremo tentativo di salvare l’Università.
Degli studenti, almeno a Palermo, si aspettano ancora le reazioni. Una situazione paradossale dato che i principali usufruitori dell’insegnamento universitario sono ancora in silenzio (anzi qualcuno se la prende genericamente con docenti “scanzafatiche” e ricercatori “fannulloni” piuttosto che indirizzare la propria rabbia per un sistema che fa acqua da tutte le parti verso chi ne è il reale responsabile, ossia il governo Berlusconi, il ministro Gelmini , insomma questa classe politica).
La situazione non è migliore negli altri atenei, le proteste si stanno diffondendo. È finito, si spera non troppo tardi, il tempo del silenzio e si cominciano a sentire le urla estreme di chi sta lottando per la vita, consapevole che la politica attuale spinge sulla via della morte.
La facoltà di Ingegneria, Scienze e Lettere, preso atto della situazione, impossibilitate a garantire il regolare svolgimento delle attività didattiche stabilite, hanno richiesto il rinvio/sospensione dell’anno accademico 2010/2011, in attesa che maturino condizioni diverse e vengano considerate le richieste e i diritti del mondo accademico e studentesco.
Questo significa bloccare quanto meno test d’accesso, immatricolazioni e tutto quanto ne consegue con la possibilità (ma di questo se ne parlerà a settembre, quando si saprà che frutti ha dato la battaglia in corso) che neppure le iscrizioni agli anni successivi possano partire se non si è in grado di garantire lezioni, esami, lauree agli studenti.
Quanto sia grave la situazione è palese. Ora, a mio parere, tocca agli studenti proteggere quanto rimane di buono di un’università che ancora (anche se già il numero chiuso è stato un segnale di chiusura) riusciva ad essere accessibile a tutti, a formare un patrimonio culturale che evidentemente è scomodo a chi vuole sottomettere al proprio potere l’intera nazione.
Svegliamoci colleghi, mobilitiamoci, difendiamo ciò che è nostro!
Gianluca Ricupati - Lettere a Sinistra
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