Siamo profondamente amareggiati e sconcertati dinanzi alla vicenda che ha coinvolto la figlia di Ignazio Cutrò, il coraggioso imprenditore edile di Bivona che ha detto no al pizzo, consentendo con le sue denunce l’arresto di numerosi esponenti del clan del territorio agrigentino.
La ragazza purtroppo è costretta a vivere sotto scorta ed i militari sono tenuti ad accompagnarla sin dentro l’aula dell’Istituto Tecnico “Panepinto” di Bivona. Ma nella Sicilia dei paradossi, accade addirittura che il personale scolastico e alcuni docenti in particolare siano infastiditi da questa presenza ritenuta, non si sa bene perché, ingombrante.
Una scandalosa situazione che ci indica chiaramente quanti passi in avanti ancora sono necessari nella lotta alla mafia e soprattutto a quel terreno fertile in cui la criminalità può attecchire, cioè quello dell’omertà.
Il padre, dopo l'umiliazione provata dalla figlia, che non vuole mettere mai più piede nell'istituto di Bivona, ha lanciato un appello a chi è disposto ad accoglierla nella propria scuola, anche fuori dalla Sicilia.
Noi, oltre alla nostra vicinanza all’intera famiglia Cutrò, vogliamo affiancare la nostra voce a questo amaro appello.
Pensiamo che sarebbe importante che il nostro paese, Partinico, il quale purtroppo è conosciuto soprattutto per gli eventi di cronaca nera collegati proprio alla forte densità mafiosa locale, lanci un segnale forte. Un segnale che non solo serva a dimostrare la proprio solidarietà a Ignazio e Veronica, protagonisti di una ribellione alla mafia che vorremmo fosse un fenomeno diffuso e non un raro ed isolato evento, ma che testimoni anche la creazione a Partinico di una rete importante di sostegno agli imprenditori che vogliono denunciare i propri estorsori, riacquistando quella dignità a cui sono quotidianamente costretti a rinunciare.