Giovani Comunisti/e circolo "Peppino Impastato" Partinico (PA)

sabato 29 agosto 2009

ASSEMBLEA PER LA DIGA JATO E LA TUTELA DELL’AGRICOLTURA

Lunedì 31 agosto alle ore 18.30 presso la sala consiliare del comune di Trappeto si terrà il primo incontro tra tutti gli interessati dopo il nostro appello-provocazione sulla questione diga Jato e agricoltura del comprensorio, che trovate sul sito www.digajato.blogspot.com .

Con la speranza che tutti i soggetti coinvolti abbiano la voglia e la forza di ritornare a lottare per il proprio futuro e quello dei loro figli, quella di lunedì è l'occasione per decidere concretamente e unitamente quale siano le strade più interessanti e utili da percorrere.

Siete tutti invitati a partecipare.

Gianluca Ricupati

Info: 3287252134 o gianluca_89@hotmail.it

sabato 22 agosto 2009

IMMIGRATI – FERRERO: “A INDIFFERENZA SI SOMMA POLITICA RAZZISTA GOVERNO”

“L’indifferenza nei confronti del dramma dei migranti e dei profughi in Italia è accompagnata dai sentimenti di ripulsa propugnati dalle destre razziste e dalle politiche persecutorie adottate dal governo Berlusconi.

Con le proporzioni debite al caso, per l’impossibilità di portare a qualunque paragone l’abominio della Shoah, l’allarme lanciato dai vescovi e fatto proprio dalle autorità religiose ebraiche richiama in modo univoco al grave allarme umanitario che investe il paese e l’Europa intera, e che riguarda il degrado morale della coscienza civile.

E’ scandaloso che di fronte alla tragedia di Lampedusa nessun esponente del governo abbia ravvisato l’esigenza di testimoniare il cordoglio e la solidarietà del nostro paese. Ma è purtroppo coerente con una maggioranza dominata da forze politiche come la Lega.

Una maggioranza di destra su cui grava la responsabilità culturale e politica del razzismo e dell’indifferenza verso le tragedie del mare. E di cui vanno accertare le responsabilità concrete connesse al comportamento della marina italiana”.

Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se

giovedì 20 agosto 2009

COMUNICATO STAMPA – RIPRENDIAMOCI LA DIGA JATO E AIUTIAMO GLI AGRICOLTORI

È necessario riprendere quella battaglia che Danilo Dolci intraprese coraggiosamente e che nonostante le opposizioni della mafia e delle forze conservatrici degli anni ‘60 permisero nella valle dello Jato la realizzazione dell’invaso Poma. Una diga per un territorio che vive tutt’oggi essenzialmente di agricoltura, combattendo spregiudicatamente una giusta lotta contro chi avrebbe voluto che la terra rimanesse arida per arricchirsi sulle spalle dei contadini.

Di fronte alle più ripugnanti speculazioni su ciò che dovrebbe essere un diritto inalienabile, l’acqua, da decenni, migliaia di persone hanno sempre lottato, manifestato, stretto i denti. Le lotte sono servite, ma evidentemente non sono bastate. Dietro le promesse di una gestione migliore di tale bene pubblico, ne hanno privatizzato il controllo, hanno affidato, a nostre spese, le strutture a gente che si arricchisce di milioni e milioni di euro, senza portare un benché minimo miglioramento.

Le campagne stanno ritornando aride, intanto la nostra acqua viene pompata senza alcuna razionalizzazione a Palermo, mentre più del 50% è da considerarsi persa in un percorso di tubature mai rinnovate, che versano in condizioni pessime, la maggior parte delle quali peraltro in amianto.

È palese, e lo diciamo senza giri di parole, che il problema è essenzialmente di tipo politico, una politica con la “p” minuscola che si presenta ormai come ripugnante asilo tra coloro che vogliono arricchirsi sulle nostre tasche e chi ignora l’agricoltura locale perché esigua fonte personale d’arricchimento.

A scrivere sono due giovani, che nutrono ancora la speranza di rianimare la sana politica e la giusta collaborazione tra le forze sociali per risolvere un problema assai grave. Prendiamo esempio da Danilo Dolci e torniamo a mobilitarci!

Vogliamo provare innanzitutto a creare un’ampia rete di collaborazione che abbia come obiettivo la costituzione di un comitato per la diga Jato, che dopo aver analizzato le complesse dinamiche al riguardo, possa darsi degli obiettivi realizzabili a breve e lunga scadenza. Insomma ritorniamo protagonisti, riprendiamoci ciò che è nostro ed è essenziale per la vita dell’intera comunità.

Lanciamo l’appello con la speranza che non rimanga un grido nel deserto.

Solamente alzando la voce potremo ottenere qualcosa di concreto. È di qualche giorno fa la notizia che più di 50 milioni di euro sono stati dati ai consorzi di bonifica da utilizzare per le reti idriche siciliane. E naturalmente tra i beneficiari non risulta la diga Jato. Evidentemente chi dovrebbe rappresentarci, non lo fa.

Ed intanto gli agricoltori non soltanto si trovano ad affrontare una crisi economica che sta investendo a pieno il settore agricolo, ma hanno già ricevuto la notizia dell’ennesima batosta nei loro confronti: l’uva della prossima vendemmia verrà retribuita con soli 9/10 centesimi al kg a fronte di almeno 7/8 centesimi tra spese durante l’anno e raccolta. Insomma, a questo punto conviene davvero far marcire i grappoli all’albero e lasciare a secco le cantine. E ciò senza che alcun politico e amministratore della Regione Siciliana si sia preoccupato di tutelare uno dei principali settori della nostra maledettamente bella isola.

Gianluca Ricupati

Paolo Vitale

Per aderire: gianluca_89@hotmail.it / www.gcpartinico.blogspot.com / 3287252134 oppure il gruppo su Facebook “Riprendiamoci la diga Jato”


realizzazione grafica del compagno Giuseppe Palazzolo.

mercoledì 19 agosto 2009

RIPRENDIAMOCI LA DIGA JATO

Questo scritto nasce qualche giorno fa, dopo una serie di mail scambiate con un ragazzo di Trappeto, Paolo Vitale, con il quale abbiamo conversato sulla situazione della diga jato e della rispettiva rete idrica, constatando la necessità di far qualcosa per il nostro territorio e pure al più presto. Nascono queste poche parole per dar vita ad un gruppo su facebook "Riprendiamoci la diga Jato", ma soprattutto per porre il problema alla cittadinanza e tentare di avviare una battaglia seria e concreta, unitaria e senza passerelle, proprio come ai vecchi tempi.

Che ne dite?

"La mafia e le forze conservatrici degli anni 60 la contrastarono in ogni modo.
La battaglia di Danilo Dolci era spregiudicata e coraggiosa davanti a chi avrebbe voluto che la terra rimanesse arida per arricchirsi sulle spalle dei contadini, era giusta perché il comprensorio dello Jato viveva e vive tutt’oggi essenzialmente di agricoltura, un’attività che necessita senz’altro di grandi masse d’acque, era realizzabile, tanto che nei primi anni 60 la diga Jato sorse nonostante tutte le più frivole opposizioni.

Neanche a dirsi, le speculazioni intorno a questo vasto ed importantissimo bacino d’acqua si sono manifestate fin dai primi mesi. Eppure, da decenni, migliaia di contadini con le loro famiglie, gente proveniente da tutti i paesi limitrofi, giovani e adulti, hanno sempre lottato, manifestato, stretto i denti per un diritto inalienabile, l’acqua. Un bene pubblico, che oramai si considera oro bianco: la privatizzano, la affidano a coloro che si arricchiscono di milioni e milioni di euro, senza degnarsi di investire il denaro quanto meno per la corretta ed efficiente gestione dell’invaso.

Le campagne stanno ritornando aride, intanto la nostra acqua viene pompata a Palermo mentre più del 50% è da considerarsi persa in un percorso di tubature mai rinnovate, che versano in condizioni pessime, la maggior parte delle quali peraltro in amianto.

Altre considerazioni? Vogliamo lasciarle fare a tutti voi che deciderete di far parte di questo gruppo e in futuro di un possibile comitato pubblico che speriamo si riesca a costituire.

Nel frattempo, teniamo a precisare che l’obiettivo certamente non è quello di rimanere davanti ad un computer. Perciò poiché il problema è solamente di tipo politico, ossia un panorama disgustante tra coloro che vogliono arricchirsi sulle nostre tasche e chi ignora l’agricoltura locale perché esigua fonte d’arricchimento, prendiamo esempio da Danilo Dolci e torniamo a mobilitarci.
A scrivere sono due giovani, che nutrono ancora la speranza di rianimare la sana politica e la giusta collaborazione tra le forze sociali per risolvere un problema grave, che incide sulla vita di tutti noi.

Che fare? Innanzitutto creare un’ampia rete di collaborazione e provare ad organizzare degli incontri informativi avendo come obiettivo la costituzione di un comitato per la diga Jato. In seguito, dopo aver analizzato e compreso le complesse dinamiche che hanno avuto al centro l’invaso Poma, darci degli obiettivi realizzabili a breve e lunga scadenza. Insomma ritorniamo protagonisti, riprendiamoci ciò che è nostro ed è essenziale per la vita dell’intera comunità.

LANCIAMO L’APPELLO CON LA SPERANZA DI RICEVERE TANTISSIME ADESIONI, MA SOPRATTUTTO ALTRETTANTE IDEE E PROPOSTE SU COME MEGLIO INTRAPRENDERE QUESTO PERCORSO.

Solamente alzando la voce potremo ottenere qualcosa di concreto. È di qualche giorno fa la notizia che più di 50 milioni di euro sono stati dati ai consorzi di bonifica da utilizzare per le reti idriche siciliane. Se questi soldi verranno realmente investiti, ora come ora è lecito nutrire qualche dubbio, tuttavia, al di là di questo vizio di forma, tra i beneficiari non risulta la nostra diga. Evidentemente chi dovrebbe rappresentarci, non lo fa."

Gianluca Ricupati
Paolo Vitale

Per contattarci: gianluca_89@hotmail.it oppure scrivete qui!

lunedì 17 agosto 2009

Comunicato stampa: “Cordoglio per la morte di Vincenzo Impastato”

Vincenzo Impastato aveva appena 26 anni ed era sottoufficiale dell’Esercito Italiano.Se ne é andato dopo una breve malattia lasciando nel dolore gli amici, gli affetti, la sua famiglia. Il Partito della Rifondazione Comunista di Partinico circolo “Peppino Impastato” ed i Giovani Comunisti sono vicini alla sua famiglia e al compagno Baldassare, provati da un così grave lutto.

lunedì 10 agosto 2009

CINEFORUM - PROIEZIONE DEL FILM "PAZ!"


MERCOLEDì 12 AGOSTO alle 21, quarta tappa del nostro cineforum tematico. Sarà proiettato il film "PAZ!".
APPUNTAMENTO PRESSO LA COOPERATIVA NOE (Borgo Parrini, Partinico) MERCOLEDì ALLE ORE 21.

--------------------------------------------------
Siamo a Bologna, alla fine degli anni '70. Tre storie si intrecciano e scorrono parallele durante una sola giornata, dalle 4 del mattino all'alba del giorno successivo. I tre personaggi sono: Pentothal, un artista del sud molto pigro, Enrico Fiabeschi, studente fuoricorso, Massimo Zanardi, altro studente malandato e quasi cattivo. Le tre storie raccontano il disagio di quella generazione ed il loro modo di opporsi ad un tipo di società e di vita che non li soddisfa.
--------------------------------------------------
VI ASPETTIAMO!

giovedì 6 agosto 2009

CINEFORUM - PROIEZIONE DI "COME UN UOMO SULLA TERRA" - questa sera ore 21

Questa sera, giovedì 6 agosto alle 21, terza tappa del nostro cineforum tematico. Al centro della proiezione del film-documentario "COME UN UOMO SULLA TERRA" sarà il tema dell'immigrazione.

Alla proiezione seguirà un DIBATTITO con Madou Tourè (responsabile migranti PRC Palermo).

APPUNTAMENTO PRESSO LA COOPERATIVA NOE (Borgo Parrini, Partinico) questa sera ALLE ORE 21.

Perchè questo tema?

Perchè l’azione culturale delle destre e dei media sta portando all’identificazione immigrato = delinquente, ossia alla costruzione di un capro espiatorio della situazione critica che sta vivendo per altri motivi l’Italia.

Perchè se da un lato la mancanza di Rifondazione Comunista all’interno del Parlamento non sta facendo altro che privilegiare i ricchi e massacrare le condizioni già difficili dei più deboli e, tra questi, degli immigrati adesso criminalizzati anche dalla legge; dall'altro noi dal basso, dal radicamento sul territorio, dimostriamo di essere sempre presenti e a fianco dei più deboli.

Per questo e tanto altro ancora, vi aspettiamo!

sabato 1 agosto 2009

Uccidono gli atenei del sud, la chiamano meritocrazia

di Fabio de Nardis (Responsabile nazionale università e ricerca Prc)

Il Governo dà il via libera alla ripartizione del fondo premiale di 525 milioni destinato alle università “virtuose” ed è subito polemica. La Gelmini lo spaccia come un grande risultato. Finalmente le Università vengono premiate in base ai risultati ottenuti sul piano della ricerca e della didattica, eppure non mancano le contraddizioni. Quasi tutte le Università del mezzogiorno subiranno un ulteriore diminuzione delle risorse già ridotte ai minimi termini dalla legge 133 che, ricordiamolo, prevede un taglio dei finanziamenti pubblici pari a 1,5 miliardi di euro. Risultati eccellenti li ottengono invece alcuni atenei del Nord, come l’Università di Trento o i Politecnici di Milano e Torino. Un duro colpo lo ricevono Università prestigiose come La Sapienza di Roma (il più grande ateneo d’Europa), l’Orientale di Napoli, l’Università di Bari e di Perugia. Eppure, andando a guardare i parametri di valutazione, ci rendiamo conto come le carte siano truccate.

In merito alla qualità della ricerca, si è tenuto conto per il 50% delle valutazioni del Civr relative al triennio 2001-2003, penalizzando le Università più giovani, come quella di Foggia che nasceva un paio di anni prima. Un altro 50% della valutazione si è basato sul criterio dei finanziamenti ottenuti da enti esterni o dalla Comunità europea. Questo parametro privilegia le Università monotematiche, come sono appunto i Politecnici, rispetto alle Università generaliste che coprono ogni campo dell’umana conoscenza, dalle scienze fisiche alle scienze umane e sociali. Inoltre va detto che scrivere un progetto di ricerca europeo non è facile, non basta un team di ricerca all’avanguardia. Occorre interpretare il linguaggio della burocrazia di Bruxelles anche grazie a strutture apposite in grado di accompagnare i ricercatori per tutto il percorso di compilazione del progetto. Il governo nulla ha fatto in questo campo. L’Università di Trento è stata lungimirante ma non va dimenticato che si trova in una Provincia a statuto speciale, in possesso di una quantità di risorse superiori a quelle di qualsiasi altro ateneo.
Nessuna considerazione è stata fatta sul contesto in cui alcuni atenei si trovano ad operare. Facile ottenere finanziamenti quando ci si trova in un territorio caratterizzato da un tessuto imprenditoriale e finanziario diffuso, diversa è la situazione in quelle provincie, quasi sempre meridionali, dove tali opportunità non esistono ma l’Università riesce comunque a svolgere il ruolo di stimolo allo sviluppo territoriale e di emancipazione sociale per migliaia di cittadini e cittadine.
Addirittura un parametro di valutazione è stato la quota di laureati che trovano un’occupazione a tre anni dal conseguimento della laurea. Eppure questo dato non dipende dagli atenei ma dal tessuto sociale. Se a Trento esiste complessivamente un tasso di disoccupazione poco superiore al 2% mentre nella maggior parte delle provincie meridionali supera il 15%, è chiaro che in queste realtà le opportunità sociali siano molto ridotte e non per responsabilità del sistema universitario. Nessuna considerazione viene poi fatta sul tipo di occupazione che sovente non corrisponde al percorso di studi scelto, ma di per sé rappresenta un ripiego, senza contare il numero oscuro dei lavoratori in nero, specie al Sud, che sono fuori statistica. Pesa poi la percentuale dei fuori-corso, che guarda caso sono perlopiù studenti lavoratori; o la quota di docenti interni, e non dunque presi a contratto, per coprire gli insegnamenti previsti nei corsi di laurea. Ma come pretende il governo di far sì che tutte le Università di adeguino a questi standard, di per sé opinabili, se poi taglia risorse e blocca i nuovi reclutamenti? Arriva a riguardo la notizia dello sblocco dei concorsi banditi il 30 giugno 2008, ci aspettiamo che il governo dia immediatamente mandato per la formazione delle commissioni, dopo aver fermato tutto per oltre un anno a causa di una riforma dei meccanismi concorsuali che alla fine poco incide sulle incrostazioni baronali presenti in tutti gli atenei italiani.
Insomma. Dietro a questa classificazione ben poco virtuosa, si nasconde il progetto regressivo di un governo che punta a distruggere l’Università pubblica valorizzando degli pseudo-poli di eccellenza che tagliano fuori centinaia di migliaia di studenti proletari che mai si potrebbero permettere la de-regionalizzazione o il pagamento di maxi-tasse come quelle che saranno applicate nei prossimi anni per far fronte ai pesanti tagli previsti dalla passata finanziaria.
Il risultato? Che grandi Università del centro-sud, all’interno delle quali si sviluppano settori di eccellenza, come La Sapienza di Roma, l’Università del Salento, l’Orientale di Napoli rischiano il fallimento, mentre al settimo posto nella classifica di virtuosità troviamo l’Università di Roma “Foro Italico” che con i suoi 2000 studenti e 60 docenti e la sola Facoltà di Scienze Motorie (ex Isef) otterrà un significativo incremento dei finanziamenti. Ma come dire, nell’era di Berlusconi, lo sport è la metafora della politica italiana. Cosa importa se interi dipartimenti di fisica, medicina e scienze tecnologiche chiuderanno nel giro di pochi anni? Ma il Governo non gioisca, il movimento è pronto a scaldare l’autunno.