Giovani Comunisti/e circolo "Peppino Impastato" Partinico (PA)

martedì 30 settembre 2008

Fiera della comunicazione alternativa

Martedì 30 settembre 2008 h18:00 - 00:00
Fiera della comunicazione alternativa
Cittadella Universitaria - Viale delle Scienze
(parcheggio di fronte il dip. di Ingegneria Chimica)


>>> ore 18:00 Workshop: 'Informazione indipendente: quali spazi, quale futuro a Palermo?'

Interverranno esponenti di Segno, Mezzocielo, Margini, edizioni il Primitivo e altre realtà di informazione e case editrici palermitaneore

>>> 19:30 Spazio Proiezioni Libere
Sarà possibile proiettare i propri lavori autoprodottiore
>>> 22:00 Concerto Serale OMOSUMO
A seguire Dj Set Dr Rouge
Sono inoltre previsti: Spazio Libreria (hanno aderito: Carta, Due Punti, Modus Vivendi, Sellerio, Nuova Ipsa, Segno, Mezzocielo, Margini, il Primitivo e altri), Spazio esposizioni artistiche e mostre fotografiche, interventi di esponenti del mondo della comunicazione alternativa.
Presso lo spazio libreria sarà inoltre possibile acquistare le magliette 'Clandestino' della campagna lanciata da Carta contro il razzismo e la xenofobia.

Per info: leftpalermo@gmail.com 3280826056

lunedì 15 settembre 2008

Rifondazione, venti storie per ricominciare dall'opposizione

Editoriale di Alessandro Cardulli http://www.dazebao.org/

Storie. Di persone, fatti, esperienze, lotte,sofferenze, errori, razzismo, violenza, vecchio e nuovo fascismo, mafia e camorra. Storie di “invisibili”, i lavoratori precari, gli immigrati,di licenziati politici come negli anni cinquanta. Storie di lotte fra poveri, fra gli ultimi e i penultimi secondo una efficace immagine della realtà italiana descritta da Roberta Fantozzi,da ieri nuovamente eletta nella segreteria nazionale di Rifondazione comunista. Storie di un paese dove la disperazione non si coniuga con la speranza,secondo un' immagine data da Paolo Ferrero, dove le drammatiche condizioni di vita di tante famiglie restano drammi individuali.
Storie di un paese dove rischia di morire una grande azienda pubblica, una delle ultime, come Alitalia perché il governo di Berlusconi la regala a imprenditori che sono degli avventurieri, secondo un'immagine efficace di Marco Trasciani, responsabile Rifondazione di Alitalia. Tre aspetti di quasi cinque ore di discussione, come è scritto in un grande striscione, per lanciare la campagna di autunno, con quello slogan che ha avuto un battesimo fortunato dalla grande assemblea riunita al Brancaccio di Roma gremito, da centinaia e centinaia di persone: “ Ricominciamo dall'opposizione”.
Un battesimo fortunato anche per la nuova segreteria che, nella persona di Claudio Grassi, ha presieduto la riunione. Venti interventi oltre all'apertura di Roberta Fantozzi e alle conclusioni del segretario Paolo Ferrero, in una rapida sequenza, fuori da ogni rituale del politichese, hanno disegnato un quadro efficace di questo paese, dando l'idea di un partito che , dopo la bruciante sconfitta elettorale, è deciso a guardare avanti, a rafforzarsi, a tornare nei luoghi di lavoro, nei quartieri. In particolare il “vissuto” delle persone, di lavoratori e di lavoratori licenziati, come il ferroviere De Angelis, ha delineato i problemi sui quali dare battaglia, costruire un'opposizione di sinistra. E anche l'intervento non previsto di operatori sociali della sanità e disoccupati di Napoli ha portato, anche nella vivacità espressiva,una drammatica testimonianza di cosa significhi l'attacco delle dstre perfino alla dignità delle persone, del lavoratore. Si è discusso di tutto, dalla scuola alla giustizia, dalla contrattazione al ruolo del sindacato, un sindacato, la Cgil, che deve continuare ad essere “sindacato dei lavoratori e non sindacato per i lavoratori”, al connubio governo di destra-Confindustria, alla legge per le elezioni europee contro la quale “fare le barricate”, al federalismo fiscale che farà pagare un prezzo altissimo in termini di welfare ai cittadini delle regioni più deboli, alla Tav e al Dal Molin.
Sullo sfondo il quadro di un Europa che proprio sulle questioni del lavoro regredisce, come ha ricordato Roberto Musacchio,capogruppo del Prc al parlamento europeo. Si sono inserite in questo quadro grandi tematiche riguardanti i diritti della persona, la laicità dello stato con un ritorno, Lidia Menapace , storica militante della sinistra che ha annunciato l'iscrizione a Rifondazione così lo ha definito: un ritorno non al medioevo ma all'ancienne regime, all'Alleanza tra il trono e l'altare,raffigurata dall'incontro fra papa Ratzinger e Sarkozy. In una società dove la destra introduce elementi di razzismo, sessismo, patriarcato,episodi come quello raccontato da un giovane dirigente del Prc di Catania,Matteo Ianniti, sono solo la punta di un iceberg. L'assemblea ha sottolineato con un lungo applauso il nome di Mirko, il ragazzo catanese, sottratto alla madre perché iscritto a rifondazione. Storie raccontate per quasi cinque ore ma non si è trattato solo di denunce di situazioni intollerabili. Mobilitazione,lotte, conflitto: parole risuonate in tutti gli interventi . Già c'è un programma intenso: il 18 settembre la giornata dei consumatori contro il carovita, l'11 ottobre la manifestazione nazionale nata da un appello di esponenti di movimenti, associazioni che coprono tutto l'arco della sinistra alternativa , cui Rifondazione ha dato la propria adesione, così come l'ha espressa nei confronti dello sciopero generale proclamato per il 17 ottobre dai sindacati di base.
“Ricominciare dall'opposizione” significa scrivere un'agenda di iniziative a partire dal territorio, riscoprendo la mutualità, la solidarietà. Ferrero ha proposto una cassa di sostegno per i licenziati politici ed ha insistito molto nelle conclusioni molto applaudite sulla necessità di rispondere “all'impoverimento di massa con azioni di massa”, di collegare,nel conflitto di classe, solitudine e disperazione con la speranza”, di lavorare perché si realizzi il massimo di unità delle forze di sinistra alternativa sulle cose da fare, nell'opposizione al governo e alla Confindustria. A noi, osservatori, l'assemblea è sembrata lontana le mille miglia dal clima del recente congresso che si è rivissuto anche nel corso della riunione del Comitato politico che ha eletto il nuovo gruppo dirigente. Certo un'impressione. Forse il cammino da fare per Rifondazione è ancora molto ma, commentavano molti partecipanti lasciando il teatro Brancaccio, la strada imboccata sembra quella giusta.
>>> Galleria fotografica foto di Fulvio Lo Cicero

mercoledì 10 settembre 2008

ADESSO BASTA! Riflessioni dopo la puntata di Ballarò

Ieri sera alle 23 circa, accendendo quella scatola spesso tanto inutile che prende il nome di televisione, mi sono ritrovato a guardare uno di quei pochi programmi ancora interessanti tra veline, fiction e tele-fede, che rimangono nella programmazione settimanale: Ballarò, condotto dal validissimo Giovanni Floris. Purtroppo ho potuto seguire soltanto i frangenti finali, dove però non sono mancate le solite battutine tipicamente berlusconiane che hanno riacceso parte della mia rabbia, che rimaneva quasi assopita nella rassegnazione del declino italiano. Il Cavalier dei miei stivali forse non sa di avere assunto un comportamento tipicamente americano (per chi ancora dice che noi Comunisti ci inventiamo le cose, la fonte di questo atteggiamento statunitense si trova in “Spazio e Politica”, un libro universitario di geopolitica), ossia la costruzione della propria identità attraverso la denigrazione dell’Altro. Nel 2006 dalla sua bocca usciva sempre la solita sentenza: votare Forza Italia perché altrimenti avrebbero vinto le forze comuniste, gli eredi di Stalin (ancora non gli hanno insegnato la differenza tra il totalitarismo e il comunismo). Nel 2008 l’appello aveva cambiato forma, ma non sostanza: evviva il voto utile (utile a chi? Alle sue tasche?!)! Delle sue uscite non si sentiva proprio la mancanza; qualche giorno fa in visita al papa gli ha confidato che erano i comunisti a volere la Chiesa del silenzio…e sono proprio curioso di sapere cosa gli avrà risposto il pontefice. La frase, tradotta in italiano dal berlusconesco, esprime la devozione del premier e di tutti gli iscritti al popolo della libertà (attenzione non si tratta di libertà religiosa però, visto che l’unica fede cattolica sembra essere uno dei requisiti d’accesso al partito). Ritornando a Ballarò, tra ospiti presenti c’erano tra l’altro il ministro Tremonti e l’ombra (scusate, il ministro ombra) D’Alema, intenti a beccarsi sulla verità di un’affermazione scritta su un giornale qualche giorno prima da Bersani. D’Alema insacca con un “bugiardo!” il Robin Hood (?!) delle tasse e… questo, investito dall’ira, ricorda i dogmi impartiti da Berlusconi e spara subito: “senti, il comunismo è finito!”. Tradotta in italiano, l’affermazione corrisponde al termine bugiardo. Ma un cittadino non ancora venuto a conoscenza del neo linguaggio cavalleresco, o inconscio adepto allo stesso, si sarà chiesto: cosa avrà voluto dire? Che c’entra il comunismo con il discorso? E così penso (non ne sono sicuro non essendo uno psicologo) che partano una serie di processi interiori nella psiche umana che portano come di consueto alla demonizzazione del comunismo. Ecco in che modo si fanno strada nella nostra pseudo-democrazia i valori del liberalismo che Berlusconi e i suoi seguaci si sentono di incarnare: affrontare noi comunisti sul piano ideologico e su quello pratico coinciderebbe con una immediata sconfitta, così che c’è di meglio se non approfittare della credulità e ignoranza (non è un’offesa, ignoranza dal latino ignoro = non sapere, essere all’oscuro di qualcosa) popolare sull’argomento, facendo credere che i comunisti mangiano i bambini, uccidono e sparano ogni giorno, approfittando della manipolazione dell’informazione in una società mediatizzata come la nostra? Non sono cose che mi invento, facciamo un semplice ragionamento: chi è il proprietario di Canale 5, Italia 1 e Rete 4 (detta anche tele-Fede)? Berlusconi. Cos’è la Rai? Una televisione di Stato. E chi è attualmente il premier, che detiene i rapporti di potere maggiori a cui necessariamente in quanto mezzo di produzione anche la televisione italiana fa riferimento? Berlusconi. Non mi veniate a dire che qui, sti comunisti, stanno dicendo come al solito frottole, perché non si può negare l’evidenza. Ho buttato su carta (o meglio su schermo) una serie di riflessioni scaturite questa notte, riportarle tutte potrebbe annoiarvi. Concludo dicendo che milioni di italiani sono ancora iscritti a Rifondazione Comunista o comunque si sentono parte di una sinistra vera, che nulla abbia a che fare con la palude di centro che sembra aver impantanato la politica. Rifondazione ha deluso i suoi iscritti e la tanta gente che l’aveva votata facendola arrivare al 7%. Rifondazione ha deluso anche me tempo fa, stando dentro il governo Prodi nonostante gli “alleati” non stessero mantenendo le promesse elettorali, forse presi dalla schifosa comodità della poltrona del Parlamento (in primis il neo segretario Ferrero) e in parte anche oggi, quando sento che c’è il rischio di rottura all’interno del partito, perché Vendola non accetta una sconfitta, che pur essendo stata “studiata”, è sempre una sconfitta. Ma arrendersi e buttarsi nel limbo della politica che disgusta è veramente inutile. Spero perciò che Ferrero si sia reso conto di essersi attaccato alla poltrona, come io ho spesso affermato che facciano tutti gli altri, e che Vendola si renda conto che in questo periodo storico è necessaria l’unione della sinistra e non la frattura. Verrà anche la sua occasione, ed intanto si renda utile mettendo a disposizione di Ferrero e del partito la propria bravura politica e le proprie competenze per far vedere a tutti coloro che sono rimasti delusi da noi cos’è Rifondazione Comunista e quali interessi spingono a tener vivo il nostro partito! Sicuramente non i soldi o le poltrone, ma la salvaguardia dei lavoratori, dei più umili e della gente in generale.

Gianluca Ricupati

domenica 7 settembre 2008

UN CIRCOLO VIZIOSO - commento al post di Salvo

Utilizzo il post, perchè il commento all'interessante riflessione di Salvo era diventato ormai troppo lungo.
Purtroppo è tutto un circolo vizioso. La politica taglia i fondi all'università, perciò le tasse accademiche aumentano del 20%, la qualità degli edifici peggiora di anno in anno, i servizi vengono ridotti in mondo come l'università che sembra già essere una vera e propria giungla. Altro che ICI: la gente sarà pure contenta perchè non arriva più la bolletta, ma non si rende conto che quella stessa quota che versava adesso è suddivisa tra tanti altri (forse maggiori) aumenti. Poi ci sono anche meccanismi oscuri per il ricavo di fondi, esempio pratico: la facoltà di lettere e filosofia (come quella di ingegneria, che adotta questo sistema già da qualche anno) ha introdotto i test di valutazione iniziale (?!) per tutti i corsi al suo interno. Dicono che è necessario valutare le tue competenze (dove si trova un lago, o cosa è successo nel 1234, cose che poi apprenderai comunque studiando regolarmente) ed invece lo fanno perchè ogni iscritto, che prima si immatricolava regolarmente, paga 25 euro di test alla facoltà (secondo miei calcoli approssimativi, lettere e filosofia ha incamerato 50 mila euro). Il colmo è che molti ragazzi i quali sono stati costretti a pagare per il test in lettere moderne (per esempio) considerano questo corso di laurea solo una seconda o terza scelta, in caso di mancato ingresso in medicina o in qualche altra facoltà a numero chiuso. Così dei 2000 iscritti ai test di lettere e filosofia, forse meno della metà si immatricolerà (l'altra metà sarà entrata in altre facoltà), ma i 25 euro di 1000 persone (25000 euro) hanno comunque aumentato il conto corrente. Il meccanismo non è poi così complesso e forse purtroppo è l'unica soluzione che hanno le facoltà per rimettersi in sesto: il problema sta alla base, ossia un paese sviluppato come il nostro non può tagliare fondi all'istruzione che è il migliore, essenziale, investimento che una nazione possa fare! Mi avvalgo adesso delle competenze che sto assumendo nello studio della metaria che sto preparando, che casualmente riguarda il maestro unico, le riforme della scuola e tante altre cose inerenti l'attività didattica e burocratica. Scrivo una frase che ricordo precisamente di aver letto qualche giorno fa nel libro (non sono io ad inventarmela!): A RIMPIANGER IL MAESTRO UNICO SONO IN POCHI. Poi un giorno compro il giornale e leggo tutto quello che sta combinando la Gelmini. E d allora mi accorgo che quello che leggevo sui libri era una sacrosanta verità, cioè che le riforme arrivano dall'alto e da persone che non hanno mai messo piede in qualità di insegnanti in una scuola materna, elementare, media o superiore, che gli insegnanti non vengono neppure chiamati in causa e subiscono i cambiamenti calati dal cielo (anzi dal parlamento). Sta succedendo in Italia quello che successe in Inghilterra negli anni 80: poichè si vogliono tagliare fondi (visto che l'economia italiana è in crisi) si fa passare una riforma puramente economica come la giusta risoluzione dei mali della scuola, così il maestro unico (cioè 84 mila posti in meno) viene , secondo l'opinione pubblica, introdotto perchè i risultati erano migliori nel passato. Il mondo va avanti e l'Italia torna indietro.
Faccio soltanto un altro esempio pratico per avvalorare la discussione di Salvo e poi concludo: che cosa significa praticamente selezione naturale? Vi spiego subito: test di ingegneria informatica, 120 posti disponibili e assegnati ai miglior punteggi. Primo mese di lezioni = 20 ritiri (venti persone che smettono di studiare, ma non vengono sostituite da altre persone che avevano provato il test), Secondo mese = 30 ritiri e così via. Arrivati a dicembre, gli studenti da 120 erano diventati una cinquantina. Tenere le facoltà aperte significa garantire un'uguaglianza di opportunità: sappiamo tutti che poi la durezza del corso di studi mette seriamente alla prova gli studenti e questi ultimi si rendono subito conto se quella è la loro strada oppure è meglio cambiare. Fallo capire a chi fa le riforme! D'altronde test è anche uguale a soldi incassati!

Gianluca Ricupati (studente di Lettere Moderne, scappato dalla facoltà di Ingegneria dopo aver affrontato e superato anche io il test a numero programmato e aver quindi tolto la possibilità a qualcuno di provare gli studi di ingegneria... porgo le mie scuse al 121° in classifica!)

sabato 6 settembre 2008

Che ne sarà di noi??? Riflessione di un giovane studente tra scuola, università e lavoro.. e la politica?? Qualcuno dice che non c’entra..

“Cosa vuoi fare da grande?” Una delle classiche domande che mi sono sentito fare più spesso negli ultimi anni, soprattutto all’ultimo anno del liceo, da quelli che mi conoscevano meno. Dopo aver finito gli esami di maturità mi ero sentito felice: finalmente libero di poter godere di un po’ d’estate, libero dalla morsa di quei libri che in quegli afosi giorni meritevoli di mare mi avevano oppresso. Ma questa bella sensazione era durata poco: il tempo di una gita a mare con i miei compagni e alla sera capì che qualcosa era cambiato. Era finito un ciclo: non ci sarebbe stato un sesto anno sempre in quella scuola con i miei compagni e gli stessi professori e la routine di sempre. No! Cercavo di guardare più in là e non vedevo nulla.. di lì a poco avrei scoperto la realtà. La realtà di un mondo che se ne frega di te, dove devi rimboccarti le maniche, dove non ci sarà più un professore che cercherà di guidarti. E ti sorge spontanea la domanda alla quale qualche mese prima rispondevi fiero: “cosa vuoi fare da grande?” Non riesci più a rispondere con la facilità di prima. Cominci già a non sognare più. Perché se vuoi fare il professore o il giornalista o l’avvocato (potrei continuare) qualcuno ti dirà: si ma non c’è lavoro! Ma io non ho detto che voglio fare il calciatore o la velina, l’astronauta o Berlusconi! E allora pensi a qualche facoltà che ti possa assicurare quanto meno un lavoro più sicuro tipo le medicine e le professioni sanitarie ed ecco che anche qua scopri la fregatura: test di ammissione! Introdotto una decina d’anni fa, consiste in un questionario di 80 domande divise tra diverse discipline a risposta multipla. Se sei preparato (fino a quanto si può valutare la preparazione di una persona con degli stupidi test a risposta multipla?), furbo, raccomandato (non generalizziamo ma non dimentichiamo gli scandali dello scorso anno a Catanzaro e a Bari riguardo ai test di Medicina),molto fortunato e hai la possibilità di fare 2mila euro circa di corsi privati di preparazione sei dentro altrimenti sei tagliato fuori. E il diritto allo studio? La Costituzione non dovrebbe garantirlo? E le cose sicuramente non migliorano infatti in soli cinque anni i corsi che prevedono un test selettivo prima dell'iscrizione sono cresciuti del 330%, passando dai 242 del 2001 ai 1060 del 2006. Su un totale di 4709 corsi di laurea in tutte le università italiane, quelli a numero programmato sono ormai un quarto. Di questi ben 578 riguardano corsi di laurea di primo livello. E si discute anche di agevolazioni per chi ha un voto di maturità più alto di un altro. Come se le scuole fossero tutte uguali e della stessa difficoltà. Per non dire che un esame di maturità può anche andare male. Molti dicono che questo sistema garantisce un servizio migliore e che bisogna mettere in conto la meritocrazia. Si potrebbe essere anche d’accordo sul primo punto ma sicuramente si potrebbero trovare altre soluzioni invece di continuare a tagliare fondi alle università e alla ricerca (in compenso non paghiamo l’ici), sulla seconda assolutamente no. Come si può infatti pensare di valutare il merito di una persona senza avergli dato l’opportunità di dimostrare quello che vale?!? La scuola? Non prendiamoci in giro. Sappiamo in quali condizioni versa la scuola italiana. Sempre sulle prime pagine per fatti di bullismo mai per qualche evento positivo. I programmi non vengono mai portati a termine, molti docenti sono incompetenti, molti ragazzi vengono a scaldare il banco e sono solo una perdita di tempo in più per chi vorrebbe veramente studiare. La scuola italiana è proprio al collasso. Se poi il ministro si chiama Gelmini, si è costretti forse quasi a rimpiangere la Moratti. Infatti ridurrà nel giro di 3 anni le spese del 7% che tradotto vuol dire taglio di 87mila posti di lavoro con la proposta del maestro unico alle elementari per la quale mezza Italia sta cercando una qualsiasi spiegazione su un’eventuale profitto per gli studenti. La nostra ministro sarà forse una nostalgica? Con queste premesse gli studenti freschi di maturità sono costretti alla lotteria dei test d’ammissione per cui non saranno loro a scegliere ma il caso. E allora molto spesso si ripiega su qualche corso di laurea che non ci piace più di tanto. Si potrebbe spiegare anche alla luce di ciò il dato secondo il quale su 100 iscritti all’università solo 40 finiranno gli studi. Sicuramente non possiamo essere un paese di medici (x fare un esempio) ma con un ipotetica apertura di tutti i corsi di laurea si verrebbe a creare una selezione quasi naturale, infatti non tutti sono portati per fare il medico: per fortuna il mondo è vario. Da anni ormai sono sorte alcune associazioni studentesche per protestare principalmente contro il numero chiuso di alcune facoltà. Purtroppo fino ad oggi nessun risultato e lo spirito combattivo degli studenti non permette di pensare a qualche vera e sentita protesta. Ahimè povero illuso! Il ’68 è passato da un pezzo! DOM. “Cosa vuoi fare da grande?” RISP. “Spero di superare i test di ammissione!”

Salvatore Leto (giovane comunista Partinico), studente di medicina veterinaria fortunato sopravvissuto ai test d’ingresso… ma gli altri??

venerdì 5 settembre 2008

Primo giorno di campeggio dei Gc a Sapri tra "zombi", opposizione e autunno caldo

di Nicola Carella*

Primo giorno di campeggio qui a Sapri. Il primo della nuova era berlusconiana, quella della Sinistra spiantata, sfracellata dal voto di Aprile, ridotta al silenzio dai propri congressi. Una generazione resistente, e questo termine parla non tanto alla Storia del Novecento quanto ad una condizione collettiva, si incontra, si riconosce, discute. E discute cercando di declinare i propri contenuti storici in un mondo diverso da quello che conoscevamo un anno fa, si pone nuove domande e traccia un orizzonte di azione per il prossimo autunno.
E così ieri si è parlato di decrescita con Paolo Cacciari. Si è provato a costruire un tassello di un immaginario di Sinistra rispetto ai temi della sostenibilità dei modelli di sviluppo e di produzione che si sono affermati nel mondo contemporaneo. In poche parole si è discusso di come la Sinistra possa ricercare in questo contesto un modello alternativo che parli alla quotidianità della vita anche qui in Italia, che riesca a passare anche dalla consapevolezza dell'assoluta insostenibilità dei modelli di sviluppo economici, privi di un'idea di progresso ricchi di una volontà predatoria sull'ambiente, sulle popolazioni, sull'intero sistema mondo. E la crisi del capitalismo interroga pesantemente la Sinistra sulla definizione di globalizzazione, sulla riaffermazione dell'idea di Stato Nazione, sul mutamento dell'ordine geopolitico e su come essa possa prospettare anche un'alternativa su scala vasta. Se n'è discusso dopo cena con Emiliano Brancaccio, Gianni Rinaldini e Alfonso Gianni. E sull'esito della discussione, comunque aperto, una definizione è rimasta nelle teste dei compagni: quella di "zombi" da Romero. Quella cioè di corpi che si trasciano perdendo pezzi di sé in modo progressivo. E pur nella prospettiva non esattamente rosea, l'unico vantaggio della condizione di zombi rimane quella dell'impossibilità di mentire. E soprattutto questo quello che si è fatto ieri: leggere la crisi della globalizzazione per quella che è, senza forzature, senza retorica, tentando di essere onesti anche nella consapevolezza che questa crisi economica terribile non prospetta comunque l'implosione automatica del capitalismo che ha paradossalmente i "secoli contati". Questa volontà di leggere la storia e i processi in atto con spirito critico, quasi scientifico, ci parla della necessità di non tentare un esodo dalla politica e dalla storia ma chiede appunto a questa comunità, a questa generazione, di costruire un'opposizione su scala vasta, magari incominciando dalla condizione di studenti proprio quando all'orizzonte le politiche del governo Berlusconi muovono un attacco violentissimo che pare definitvo alla scuola e all'università pubblica. Se n'è discusso con Scipione Semeraro, Nicola Tamma, Roberto Iovino e Luca Tommasini. Se n'è discusso nella consapevolezza che il prossimo autunno l'intero mondo della scuola e dell'università saranno chiamati ad una difesa del Bene comune dei Saperi come mai era accaduto nella storia recente. Oggi si parlerà di precarietà e Sud America inserendo ulteriori tasselli nel percorso di ricerca del nostro campeggio.

*portavoce Gc Bari