Primo giorno di campeggio qui a Sapri. Il primo della nuova era berlusconiana, quella della Sinistra spiantata, sfracellata dal voto di Aprile, ridotta al silenzio dai propri congressi. Una generazione resistente, e questo termine parla non tanto alla Storia del Novecento quanto ad una condizione collettiva, si incontra, si riconosce, discute. E discute cercando di declinare i propri contenuti storici in un mondo diverso da quello che conoscevamo un anno fa, si pone nuove domande e traccia un orizzonte di azione per il prossimo autunno.
E così ieri si è parlato di decrescita con Paolo Cacciari. Si è provato a costruire un tassello di un immaginario di Sinistra rispetto ai temi della sostenibilità dei modelli di sviluppo e di produzione che si sono affermati nel mondo contemporaneo. In poche parole si è discusso di come la Sinistra possa ricercare in questo contesto un modello alternativo che parli alla quotidianità della vita anche qui in Italia, che riesca a passare anche dalla consapevolezza dell'assoluta insostenibilità dei modelli di sviluppo economici, privi di un'idea di progresso ricchi di una volontà predatoria sull'ambiente, sulle popolazioni, sull'intero sistema mondo. E la crisi del capitalismo interroga pesantemente la Sinistra sulla definizione di globalizzazione, sulla riaffermazione dell'idea di Stato Nazione, sul mutamento dell'ordine geopolitico e su come essa possa prospettare anche un'alternativa su scala vasta. Se n'è discusso dopo cena con Emiliano Brancaccio, Gianni Rinaldini e Alfonso Gianni. E sull'esito della discussione, comunque aperto, una definizione è rimasta nelle teste dei compagni: quella di "zombi" da Romero. Quella cioè di corpi che si trasciano perdendo pezzi di sé in modo progressivo. E pur nella prospettiva non esattamente rosea, l'unico vantaggio della condizione di zombi rimane quella dell'impossibilità di mentire. E soprattutto questo quello che si è fatto ieri: leggere la crisi della globalizzazione per quella che è, senza forzature, senza retorica, tentando di essere onesti anche nella consapevolezza che questa crisi economica terribile non prospetta comunque l'implosione automatica del capitalismo che ha paradossalmente i "secoli contati". Questa volontà di leggere la storia e i processi in atto con spirito critico, quasi scientifico, ci parla della necessità di non tentare un esodo dalla politica e dalla storia ma chiede appunto a questa comunità, a questa generazione, di costruire un'opposizione su scala vasta, magari incominciando dalla condizione di studenti proprio quando all'orizzonte le politiche del governo Berlusconi muovono un attacco violentissimo che pare definitvo alla scuola e all'università pubblica. Se n'è discusso con Scipione Semeraro, Nicola Tamma, Roberto Iovino e Luca Tommasini. Se n'è discusso nella consapevolezza che il prossimo autunno l'intero mondo della scuola e dell'università saranno chiamati ad una difesa del Bene comune dei Saperi come mai era accaduto nella storia recente. Oggi si parlerà di precarietà e Sud America inserendo ulteriori tasselli nel percorso di ricerca del nostro campeggio.
*portavoce Gc Bari
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