“Cosa vuoi fare da grande?” Una delle classiche domande che mi sono sentito fare più spesso negli ultimi anni, soprattutto all’ultimo anno del liceo, da quelli che mi conoscevano meno. Dopo aver finito gli esami di maturità mi ero sentito felice: finalmente libero di poter godere di un po’ d’estate, libero dalla morsa di quei libri che in quegli afosi giorni meritevoli di mare mi avevano oppresso. Ma questa bella sensazione era durata poco: il tempo di una gita a mare con i miei compagni e alla sera capì che qualcosa era cambiato. Era finito un ciclo: non ci sarebbe stato un sesto anno sempre in quella scuola con i miei compagni e gli stessi professori e la routine di sempre. No! Cercavo di guardare più in là e non vedevo nulla.. di lì a poco avrei scoperto la realtà. La realtà di un mondo che se ne frega di te, dove devi rimboccarti le maniche, dove non ci sarà più un professore che cercherà di guidarti. E ti sorge spontanea la domanda alla quale qualche mese prima rispondevi fiero: “cosa vuoi fare da grande?” Non riesci più a rispondere con la facilità di prima. Cominci già a non sognare più. Perché se vuoi fare il professore o il giornalista o l’avvocato (potrei continuare) qualcuno ti dirà: si ma non c’è lavoro! Ma io non ho detto che voglio fare il calciatore o la velina, l’astronauta o Berlusconi! E allora pensi a qualche facoltà che ti possa assicurare quanto meno un lavoro più sicuro tipo le medicine e le professioni sanitarie ed ecco che anche qua scopri la fregatura: test di ammissione! Introdotto una decina d’anni fa, consiste in un questionario di 80 domande divise tra diverse discipline a risposta multipla. Se sei preparato (fino a quanto si può valutare la preparazione di una persona con degli stupidi test a risposta multipla?), furbo, raccomandato (non generalizziamo ma non dimentichiamo gli scandali dello scorso anno a Catanzaro e a Bari riguardo ai test di Medicina),molto fortunato e hai la possibilità di fare 2mila euro circa di corsi privati di preparazione sei dentro altrimenti sei tagliato fuori. E il diritto allo studio? La Costituzione non dovrebbe garantirlo? E le cose sicuramente non migliorano infatti in soli cinque anni i corsi che prevedono un test selettivo prima dell'iscrizione sono cresciuti del 330%, passando dai 242 del 2001 ai 1060 del 2006. Su un totale di 4709 corsi di laurea in tutte le università italiane, quelli a numero programmato sono ormai un quarto. Di questi ben 578 riguardano corsi di laurea di primo livello. E si discute anche di agevolazioni per chi ha un voto di maturità più alto di un altro. Come se le scuole fossero tutte uguali e della stessa difficoltà. Per non dire che un esame di maturità può anche andare male. Molti dicono che questo sistema garantisce un servizio migliore e che bisogna mettere in conto la meritocrazia. Si potrebbe essere anche d’accordo sul primo punto ma sicuramente si potrebbero trovare altre soluzioni invece di continuare a tagliare fondi alle università e alla ricerca (in compenso non paghiamo l’ici), sulla seconda assolutamente no. Come si può infatti pensare di valutare il merito di una persona senza avergli dato l’opportunità di dimostrare quello che vale?!? La scuola? Non prendiamoci in giro. Sappiamo in quali condizioni versa la scuola italiana. Sempre sulle prime pagine per fatti di bullismo mai per qualche evento positivo. I programmi non vengono mai portati a termine, molti docenti sono incompetenti, molti ragazzi vengono a scaldare il banco e sono solo una perdita di tempo in più per chi vorrebbe veramente studiare. La scuola italiana è proprio al collasso. Se poi il ministro si chiama Gelmini, si è costretti forse quasi a rimpiangere la Moratti. Infatti ridurrà nel giro di 3 anni le spese del 7% che tradotto vuol dire taglio di 87mila posti di lavoro con la proposta del maestro unico alle elementari per la quale mezza Italia sta cercando una qualsiasi spiegazione su un’eventuale profitto per gli studenti. La nostra ministro sarà forse una nostalgica? Con queste premesse gli studenti freschi di maturità sono costretti alla lotteria dei test d’ammissione per cui non saranno loro a scegliere ma il caso. E allora molto spesso si ripiega su qualche corso di laurea che non ci piace più di tanto. Si potrebbe spiegare anche alla luce di ciò il dato secondo il quale su 100 iscritti all’università solo 40 finiranno gli studi. Sicuramente non possiamo essere un paese di medici (x fare un esempio) ma con un ipotetica apertura di tutti i corsi di laurea si verrebbe a creare una selezione quasi naturale, infatti non tutti sono portati per fare il medico: per fortuna il mondo è vario. Da anni ormai sono sorte alcune associazioni studentesche per protestare principalmente contro il numero chiuso di alcune facoltà. Purtroppo fino ad oggi nessun risultato e lo spirito combattivo degli studenti non permette di pensare a qualche vera e sentita protesta. Ahimè povero illuso! Il ’68 è passato da un pezzo! DOM. “Cosa vuoi fare da grande?” RISP. “Spero di superare i test di ammissione!”
Salvatore Leto (giovane comunista Partinico), studente di medicina veterinaria fortunato sopravvissuto ai test d’ingresso… ma gli altri??
Salvatore Leto (giovane comunista Partinico), studente di medicina veterinaria fortunato sopravvissuto ai test d’ingresso… ma gli altri??
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