Giovani Comunisti/e circolo "Peppino Impastato" Partinico (PA)

mercoledì 28 gennaio 2009

Forum Sociale Mondiale 2009

E' iniziata con la conferenza stampa di presentazione la nona edizione del Forum sociale mondiale, a Belem, nello stato brasiliano del Parà. I temi dei dibattiti e delle assemblee raccolti sotto l'ombrello del «buen vivir» come alternativa alla crisi e all'ossessione della crescita.
Finalmente si parte. È iniziata la nona edizione del Forum Sociale Mondiale, da Belem do Parà, amazzonia brasiliana, luogo simbolo del conflitto tra due diverse concezioni di intendere il mondo. L’amazzonia come luogo della speranza, come luogo della diversità, come luogo della vita oppure come semplice spazio di merci dalle quali trarre profitto, come prevede la logica insostenibile di un modello che fa della mercificazione della vita e della privatizzazione delle risorse la sua bandiera.Si comincia con una conferenza stampa nel Teatro Maria Sylvia alla Stazione das Docas, con alle spalle la splendida isola di Marajo, costeggiata da uno dei principali affluenti del Rio delle Amazzoni. Ad aprirla una donna indigena, Adalise Otteloo, che puntualizza subito come il Fsm sia il luogo in cui si sta ripensando la globalizzazione, affinchè abbia al centro i diritti e una relazione armonica con l’ambiente. «È per questo che la partecipazione dei movimenti e delle comunità indigene così numerosa a questo forum rappresenta un fatto importantissimo» spiega Adalise ai giornalisti assiepati nel Teatro. «Buen Vivir», è il lemma che sta caratterizzando l’alternativa lanciata dal Fsm alla crescita economica. Un’idea che appartiene da sempre alla cosmogonia dei popoli indigeni che hanno nel loro dna sociale la relazione con la Terra e con la vita come elemento centrale. «Vivere bene tutti e tutte» ed è per questo, continua Adalise, che la giornata interamente dedicata al forum panamazzonico di domani sarà così importante per immaginare un’altra idea dello sviluppo concepita sulla necessità ineludibile di «vivere bene». «Bisogna superare l’attuale crisi energetica e la distruzione dell’ambiente, accorpando le lotte e le resistenze denunciando la violenza e la discriminazione che i popoli originari della foresta continuano a subire», conclude Adalise nel suo intervento. Stessa questione ripresa dalle parole di Candido Grabowski del Consiglio Internazionale del Fsm e direttore di Ibase. «La sfida che abbiamo davanti è monumentale e se non la vinciamo quello che verrà potrà essere addirittura peggiore. L’economia attuale non è sostenibile ed è questo, più di ogni altra cosa, che avalla le nostre idee e da ragione alla necessità urgente di reinventare un mondo altro.» Il dilemma sul ruolo del Fsm viene sciolto subito. Il Fsm non è un luogo attraverso il quale esercitare pressione sui Governi, ma la platea mondiale più importante per elaborare idee, stimolare partecipazione e diritti di cittadinanza, stringere alleanze tra movimenti per portare avanti lotte comuni, questo il pensiero ricorrente dal palco. Ripensare lo sviluppo è dunque la questione centrale di questa nona edizione del Fsm per rispondere alla crisi globale provocata da un modello economico improntato sulla crescita e sulla distruzione ambientale, come sostiene Raffaella Bolini, dell’Arci, che a nome del Coordinamento Italiano ricorda come i pericoli che i movimenti denunciavano ormai da dieci anni sono oggi tutti manifestati nella crisi globale che investe tutto il mondo, non solo il sud. «Noi europei abbiamo bisogno di pensiero nuovo e l’America Latina in questo ci può aiutare, visto che è l’unico continente dove i movimenti sono riusciti ad ottenere risultati consistente e cambiamenti reali. Quelli che hanno prodotto la crisi non possono oggi pensare di essere coloro che la risolvono, tra l’altro proponendo le stesse identiche ricette economiche e sociali, come l’Europa che pensa di continuare a esportare il neoliberismo in America Latina attraverso gli accordi commerciali che tanto danno fanno ai diritti ed all’ambiente.» Raffaella chiude poi con un appello su Gaza, «affinché il FSM possa riuscire a costruire un’alternativa anche per la società civile mediorientale che sia diversa dall’opzione offerta dalle bombe occidentali e dall’estremismo religioso.» La vostra crisi non la paghiamo, dicono gli studenti dell’Onda in Italia, stesso discorso anche dalla conferenza di apertura del Forum. «Trilioni di dollari regalati alle banche e ad imprese responsabili della crisi, invece che investiti per affrontare e risolvere il problema della fame, della povertà, della salute, dell’inquinamento ambientale, della casa e del diritto alla vita», denuncia Odel Grabjew anche lui del Consiglio Internazionale del Fsm. «Noi abbiamo alternative e proposte, quindi non veniteci a raccontare che siamo quelli del no e della protesta. Fate invece questa domanda a quelli che governano l’economia, perché noi le proposte continuiamo a farle. Questi soldi spesi per la crisi potevano servire per risolvere quasi tutti i gravi problemi del pianeta ed invece sono stati spesi altrove. Qui al forum ci sono persone di altissimo valore in ogni campo che continuano ad offrire soluzioni e alternative.» Ed è in effetti straordinaria la varietà di assemblee, seminari e spazi di approfondimento ed elaborazione che sono in programma per la settimana. Oltre 2300 attività definite direttamente dai partecipanti, attraverso uno straordinario esercizio di democrazia diretta dove il compito dell’organizzazione è stato solo quello di facilitare questo scambio e questi incontri. Sono infatti più di centomila gli iscritti, provenienti da oltre 150 paesi in rappresentanza di quasi seimila diverse organizzazioni. L’ultima novità di questo forum la ricorda Chico Whitaker, della Commissione Pastorale e storica figura di riferimento per i movimenti altermondialisti. «Il primo febbraio ci sarà l’Assemblea delle Assemblee in cui si cercherà di creare le convergenze e sviluppare campagne ed azioni comuni sul piano globale. È possibile superare le cose tristi che continuiamo a vedere ed a subire. Il Fsm è soprattutto anche speranza e allegria», chiude Chico allargando il suo sorriso incorniciato da una splendida barba bianca che sembra senza tempo. Buon Forum Sociale Mondiale a tutti ed a tutte. Si inizia.
Giuseppe De Marzo, A Sud - http://www.carta.org/
Aggiornamenti:
>>> 02/02/09 Si conclude il FSM 2009. Ecco l'agenda dei movimenti (Coordinamento Italiano FSM - nota stampa n°7)
>>> 01/02/09 FSM 2009: si corre per diritti, pace, giustizia sociale (Coordinamento Italiano FSM - nota stampa n°6)
>>> 30/01/09 Belm chiama Gaza
>>> 30/01/09 Al FSM si parla di lavoro, guerra e partecipazione (Coordinamento Italiano FSM - nota stampa n°4)
>>> 29/01/09 Grandi opere in Amazzonia di Giuseppe de Marzo
>>> 29/01/09 A Belem il giorno dell'Amazzonia (Coordinamento Italiano FSM - nota stampa n°3)
>>> 29/01/09 Il deserto verde e i giganti del ferro di Monica Di Sisto
>>> 28/01/09 La negritudine del Social Forum da Liberazione
>>> 27/01/09 Belem: la marcia indigena apre il Fsm da Carta.org

martedì 27 gennaio 2009

Giornata della memoria, ricordo indelebile vergogna mondiale del male assoluto

Vicino alla Comunità ebraica

Messaggio del segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero per il Giorno della memoria

Nel giorno in cui si ricorda la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, tragico simbolo della macchina della morte creata dai nazisti e alimentata dai fascismi di tutta Europa, compreso quello italiano, voglio esprimere i miei sentimenti di vicinanza alla comunità ebraica italiana, ai suoi rappresentanti nazionali in seno all'Unione della Comunità Ebraiche Italiane e alla Comunità di Roma.
Nel momento in cui razzismo e antisemitismo tornano ad affacciarsi in società scosse dalla crisi economica e di valori, la memoria assume il profilo di uno strumento indispensabile perché nessuno possa più essere vittima di violenze o discriminazioni per il colore della sua pelle, la fede che professa o la cultura di cui è portatore. Negare la Shoah significa perciò mettere in discussione il tributo più alto e terribile pagato, proprio qui in mezzo a noi nella nostra civile Europa, oltre sessant'anni fa all'ideologia dell'odio e dell'annientamento dell'"altro" da parte di milioni di esseri umani: uomini, donne, bambini.

Negare la Shoah significa pensare che una simile barbarie possa potersi ripetere. Perciò considero fondamentale questa giornata di doloroso ricordo ma necessaria per costruire una memoria fondata sulla giustizia e la lotta contro razzismi e fascismi di ieri come di oggi.

Ufficio stampa Prc
Roma, 27 gennaio 2009
>>> Auschwitz: la nostra storia di Castalda Musacchio
>>> Una memoria per l'oggi di Nicola Tranfaglia

sabato 24 gennaio 2009

DIRITTO DI FUGA

Gli extracomunitari: siamo trattati in modo poco disgnitoso
Nuova giornata di protesta dei residenti contro il nuovo centro
Lampedusa, fuga di massa da cpa
Immigrati in corteo verso municipio

LAMPEDUSA - Fuga di massa dal centro di prima accoglienza tra gli applausi dei residenti a Lampedusa. Tutti i migranti ospiti del cpa poco dopo le 10 hanno forzato i cancelli d'ingresso, sono riusciti ad aggirare i controlli delle forze dell'ordine e sono fuggiti. Oltre mille si sono diretti in corteo verso la piazza del municipio di Lampedusa gridando slogan: "Libertà, aiutateci". Gli extracomunitari hanno sfilato lungo la strada senza essere bloccati dalla polizia che li ha, invece, affiancati lungo il percorso senza intervenire. Gli oltre mille immigrati sono arrivati davanti al municipio accolti dagli applausi dei lampedusani. Gli extracomunitari gridano "Libertà" e "Grazie Lampedusa" e chiedono di poter lasciare il centro, di essere trasferiti nei centri di permanenza temporanea (Cpt) di Brindisi e di poter raggiungere le loro famiglie, molte delle quali sono in Francia, in Germania e nel Nord Italia. Sul palco allestito nella piazza, a dare il benvenuto ai migranti c'è l'ex sindaco Totò Martello, leader del comitato che si oppone alla realizzazione di un nuovo centro nell'isola. Nello stesso momento i residenti avevano infatti cominciato una nuova giornata di protesta con presidio davanti al municipio per consegnare le schede elettorali contro la realizzazione di un nuovo centro di identificazione ed espulsione (Cie) degli immigrati progettato dal ministero dell'Interno. E' l'epilogo di giornate di tensione che hanno interessato la struttura dove sono stipate 1.300 persone a fronte di una capienza di 800 posti. Già all'alba si era registrata la fuga di circa 300 immigrati. Polizia e carabinieri avevano immediatamente avviato posti di blocco per rintracciare tutti i fuggitivi. Anche ieri alcuni migranti si erano allontanati dal centro, ma erano stati poi rintracciati dalle forze dell'ordine e fatti rientrare.
Gli immigrati lamentano di essere trattati "in modo poco dignitoso". "Abbiamo freddo - dice un africano giunto a Lampedusa dalla Tunisia - io ho bisogno dell'insulina, ma non ce n'è. Siamo qui da oltre 30 giorni". I residenti protestano invece contro le scelte del Viminale. Dopo il corteo e il sit-in davanti al centro di prima accoglienza organizzati ieri, giornata di sciopero generale, questa mattina i cittadini si sono dati appuntamento davanti al municipio. Ieri sera, durante una seduta straordinaria del consiglio comunale, si era dato vita a un coordinamento per pianificare le ulteriori iniziative di protesta. tratto da http://www.repubblica.it/

domenica 18 gennaio 2009

SARà TOTò CUFFARO IL SICILIANO DELL'ANNO 2008?

Lo scopo era quello di rilanciare l’immagine di un’isola meravigliosa, ma sminuita e conosciuta soltanto attraverso pagine di cronaca nera. Il sito web SiciliaInformazioni ha lanciato così un sondaggio online che permette ai visitatori di scegliere il Siciliano e la Siciliana dell’anno passato, che verranno premiati nel febbraio del 2009. Un’idea carina che proponeva agli stessi utenti del sito di indicare, con un minimo di motivazione, i siciliani ritenuti “eccellenti”, che “fanno il loro dovere o che esprimono un’attitudine all’arte, alle scienze, all’amministrazione, all’impresa”: insomma dei raggi di sole in una realtà, come quella siciliana, che “finisce spesso nelle pagine dei giornali per i casi di corruzione, lo sperpero di risorse, i boss mafiosi, le ingiustizie”. Questo a causa di un’informazione, quella nazionale, definita opportunamente “ingiusta” dall’autore del testo che invita la gente a votare.

I nomi sono veramente tanti: da Rita Borsellino ai ragazzi di Addio Pizzo, dal giornalista Pino Maniaci all’on. Leoluca Orlando, dalla miss Italia 2008 Miriam Leone al neo presidente della Sicilia Raffaele Lombardo (qualche pesante scheletro giudiziario nell’armadio lo nasconde anche lui). La leadership però se la contendono in due: il sindaco di Gela, famoso per la sua attività antimafia, tanto da essere considerato a rischio di attentati mafiosi (ne avevano già progettato l’uccisione), Rosario Crocetta e Salvatore Cuffaro, che, a quanto pare, risulterebbe essere un personaggio di spicco della cultura e dell’”arte” dell’amministrare.

Al di là del tono palesemente sarcastico, Cuffaro, ex governatore della regione, conosciuto come “Totò vasa-vasa” (tanto che qualcuno commenta ipotizzando ironicamente che bacerà tutti i suoi fans qualora dovesse ricevere il premio tra qualche settimana) è colui che si presentò con un vassoio di cannoli in mano e sorriso stampato sulle labbra presso la sede della Presidenza della Regione, dopo esser stato condannato in primo grado a 5 anni di reclusione con l’interdizione dai pubblici uffici.

Il politico dell’UDC esultò per aver scansato l’aggravante mafiosa in una sentenza che fece a lungo discutere, dal momento che avrebbe favorito dei condannati per associazione mafiosa, ma non l’organizzazione in quanto tale. In seguito fu costretto alle dimissioni dall’indignazione politica e pubblica e da numerose proteste cittadine: neanche il tempo di affermare che si sarebbe messo in disparte dalla politica per qualche tempo e fu candidato, primo della lista UDC in Sicilia, e successivamente eletto al Senato della Repubblica dell’attuale legislatura. Come a dire che per diventare un politico di alto livello bisogna accumulare più condanne o indagini su presunti atti illeciti.

Adesso al danno, si aggiunge anche la beffa. Totò Cuffaro guida la classifica con un notevole vantaggio su Rosario Crocetta e, mentre gli utenti si interrogano su chi abbia il coraggio di votarlo e chiedono al direttore del portale di annullare il sondaggio o ad effettuarlo con pubblico scrutinio, l’ex presidente della regione Sicilia appare già col premio in mano. Ma c’è ancora tempo per votare il vero Siciliano dell’anno 2008. Non è faziosità, ma semplicemente una questione d’onore.

Gianluca Ricupati

Ecco il link per votare: clicca qui.

sabato 17 gennaio 2009

I BUS ATEI STOPPATI A GENOVA.

Riceviamo e pubblichiamo un interessante pezzo sulla recente vicenda dei bus atei in Italia.

Dovevano viaggiare per le strade di Genova dal 4 Febbraio, erano dei bus con un qualcosa di diverso, qualcosa che in Italia non aveva “mai” avuto precedenti. Dei bus con un messaggio proveniente da una associazione atea, che esplicava tutta la linea di pensiero degli atei italiani. L’iniziativa è nata dalla British Humanist Association, ed è poi stata ripresa negli Stati Uniti, in Australia e in Spagna. In Italia l’UAAR, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, ha colto la palla al balzo e ha deciso di portare l’iniziativa pure in Italia. Non a caso la città scelta per l’evento è stata Genova, sede del cardinale Bagnasco, presidente della CEI, la Conferenza Episcopale Italiana. L’UAAR ha raccolto i fondi attraverso i suoi membri, senza obbligazioni di nessun tipo, e ha scelto il suo messaggio: “La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona, è che non ne hai bisogno”. Il messaggio scelto dall’UAAR è stato ideato in Italia: “è un messaggio che vuole invitare a riflettere, con l’aggiunta di un pizzico di fiducia e ottimismo in chiave umanista. Un messaggio che vuole evidenziare la praticabilità di un’etica senza dogmi, in un Paese dove da ogni parte si avverte la pervasività della presenza cattolica”, questo è quanto afferma l’UAAR sulla campagna dei ateobus, come sono stati definiti. Quando i tg nazionali hanno dato la notizia, si è alzato un polverone tale da inondare il sito dell’UAAR di commenti cattolici e non. Studio Aperto ha addirittura scelto come titolo della notizia “L’ultima Bestemmia” e ha fatto intendere che l’iniziativa era una provocazione contro il cattolicesimo e che si ricollegava in qualche modo alla preghiera dei Palestinesi al duomo di Milano. In una Italia dove le notizie sono filtrate, censurate, rimaneggiate, ciò non dovrebbe stupire più di tanto. Ma mi chiedo può una preghiera non cattolica essere una provocazione, se questa avviene in un luogo pubblico? Che dire di tutte le manifestazioni cattoliche che avvengono in luoghi, considerati pubblici, e nessuno ha mai aperto bocca per lamentarsi? Parlo anche per tutte quelle minoranze religiose che devono sopportare il mancato rispetto delle loro libertà. Ma il polverone di intolleranza cattolica per gli ateobus non si è fermato qui. In questi giorni ha raggiunto le vette più alte, tanto che il capogruppo dell’Udc nel Consiglio regionale piemontese, Deodato Scanderebech, minaccia: “Sono pronto a incatenarmi davanti al Duomo di Torino se tale pubblicità offensiva verrà realizzata anche sul territorio piemontese”. Alcuni hanno definito la campagna una “carnevalata”, chi “una grave offesa per i credenti italiani”, altri l’hanno definita “una iniziativa intollerabile”. Don Livio Fanzaga, voce di Radio Maria, ha addirittura affermato che l’iniziativa è stata commissionata dal Diavolo in persona e invogliava le famiglie d’Italia a non salire sull’autobus del Demonio. Ma il 16 Gennaio arriva la notizia shock: la concessionaria di pubblicità, IGPDecaux, ha comunicato di non accettare la pubblicità degli autobus UAAR, perché ritenuta offensiva dal punto di vista religioso. Adesso considerando i fatti, dove è finita la libertà di espressione? Dove è finito quell’utopistico diritto chiamato libertà di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione? I credenti hanno radio, spazi in talk show, nei tg, pubblicità e molto altro ancora. Il vaticano fa sentire la sua voce ogni giorno, su problemi etici, religiosi, scientifici, ammonendo, invocando l’obiezione di coscienza e portando avanti il suo credo. Se loro hanno libertà di parola, perché quelli che non credono e le minoranze religiose non devono averla? Non siamo forse una stato Laico? Oppure per questo Paese laicità significa “libertà di espressione per chi la pensa come noi”. La negazione di un pensiero porta necessariamente alla negazione della persona, alla negazione dei diritti inamovibili dell’essere umano, quelli per cui tante figure illustri hanno perso la vita nel tentativo di raggiungerli. E poi, a mio avviso, è logico pensare che una frase atea sia in conflitto con una religiosa, ma allora perché nessuno pensa che gli atei possano venire offesi da una frase religiosa? Quante volte abbiamo sentito uscire affermazioni intolleranti da parte della Chiesa Cattolica? Non è forse lei a definire gli omosessuali una “aberrazione”, l’ateismo una “minaccia per l’umanità”? Non è forse lei che recentemente ha chiuso ogni possibile dialogo con la Comunità Ebraica? Manca proprio quell’idea di fondo, chiamata par condicio. A mio parere l’iniziativa rappresenta il grido di una comunità, che di fronte alle continue intromissioni religiose, voleva far sentire “per la prima volta” il proprio pensiero, far sentire che l’Italia è Laica, che esiste la tolleranza, il rispetto e la libertà di espressione per chi la pensa diversamente dagli altri, che essi siano cristiani, ebrei, musulmani e non. È questa la laicità in Italia? Discriminazione, intolleranza e repressione mediatica mescolata al falso perbenismo? Guardiamoci un po’ attorno e apriamo gli occhi, dal 2002 al 2006 da Paese Libero siamo passati a Paese Parzialmente Libero, al 67° posto, secondo l'Osservatorio Mondiale delle Libertà Civili, dopo alcuni stati africani. Spero che questo non sia soltanto la fine di un movimento per le libertà espressive, ma l’inizio di una strenua lotta contro la censura e ogni tentativo di distorsione di quelle libertà che ognuno di noi, in quanto essere umano, deve avere per diritto e non per favore di qualcuno, in uno stato che si definisce civile, perché la tolleranza, il rispetto e la laicità, quella vera, non sono solo idee, ma “possibilità”.

Giuseppe S. Gallo

mercoledì 14 gennaio 2009

Sabato 17 - Fermare la guerra a Gaza è possibile! Tutti/e ad Assisi per la pace in Medio Oriente.

Fermare la guerra a Gaza è possibile!
Tutti/e ad Assisi per la pace in Medio Oriente.
ore 10, partenza da Assisi
Quanti bambini, quante donne, quanti innocenti dovranno essere ancora uccisi prima che qualcuno decida di intervenire e di fermare questo massacro? Quanti morti ci dovranno essere ancora prima che qualcuno abbia il coraggio di dire basta?
Fermare la guerra a Gaza è possibile!
Rompiamo il silenzio dell'Italia!
Non vogliamo essere complici della guerra ma costruttori di pace!
In nome dei diritti umani e della legalità internazionale, rompiamo il silenzio e gridiamo insieme: "Fermatevi! Fermiamola!"
La guerra deve essere fermata ora. Non c'è più tempo per la vecchia politica, per la retorica, per gli appelli vuoti e inconcludenti. E' venuto il tempo di un impegno forte, autorevole e coraggioso dell'Italia, della comunità internazionale e di tutti i costruttori di pace per mettere definitivamente fine a questa e a tutte le altre guerre del Medio Oriente. Senza dimenticare il resto del mondo.
Giovani, donne, uomini, gruppi, associazioni, sindacati, enti locali, media, scuole, parrocchie, chiese, forze politiche: "a ciascuno di fare qualcosa!"

Gli “angeli” del cantiere (una storia italiana)

Le chiamano morti bianche, forse qualcuno ricorderà che una vecchia canzone di protesta diceva che il bianco è simbolo ignoranza. Nell’immaginario comune il bianco è emblema di purezza, virtù, candore. Ed allora ditemelo, perché io possa capire, perché io sappia dove cercare il candore e la purezza nella morte di un uomo o di una donna sul posto di lavoro. Forse è più corretto parlare di omicidi sul lavoro, forse così si potrebbe meglio rimarcarsi la responsabilità dell’intero sistema produttivo, dei datori di lavoro, della carenza della legislazione, dell’assenza di un welfare capace di intervenire sulla precarietà e sugli effetti che la flessibilità occupazionale, in assenza di una formazione continua e adeguata, riversa sull’oscuro versante degli infortuni sul lavoro.

Giorno dopo giorno chiunque abbia un minimo rapporto con la realtà che lo circonda viene posto innanzi ad una tragedia quotidiana. Inoltre le stime ufficiali celano sotto lo strato della legalità un elevatissimo numero di vittime del lavoro nero. Chiunque abbia un minimo di coscienza non può rimanere ad osservare in silenzio. Si tratta di un’emergenza che unisce l’Italia eliminando ogni distinzione tra nord e sud. I cantieri, i capannoni delle fabbriche tutti i giorni fanno da scenario ad un mercato del lavoro ingiusto.

Limitarsi, poi, a parlare degli infortuni comprende solo una parte dell’emergenza. Le morti da malattia professionale, e tra queste il cancro, superano quelle legate agli infortuni.

Ricordo che tempo fa, camminavo per le strade di Palermo, in Piazza Politeama stavano allestendo un’impalcatura, alzai lo sguardo e ad almeno 6 metri d’altezza, senza alcuna misura di sicurezza, ci stavano due operai. Ricordo che rimasi lì a guardare non so per quanto tempo in un misto di sconcerto e angoscia come se semplicemente osservando o facendo mia quella scena per poi parlarne potessi evitare possibili futuri disastri. Sbagliai allora a non far nulla e lasciare in silenzio la mia coscienza ma non credo che ciò potrà ripetersi.

Siamo stanchi di assistere ogni giorno a uomini e donne che escono di casa per andare a rischiare la vita sul lavoro spesso per salari insufficienti ad assicurare a se stessi ed alla propria famiglia un tenore di vita dignitoso o lavorando in nero. È snervante sapere che mentre noi ne parliamo qualcuno sta morendo nel solo tentativo di vivere onestamente e decorosamente. Siamo disgustati di ritrovare coloro che dovrebbero tutelare i lavoratori riuniti ad indignarsi soltanto ai funerali.

Valentina B.

domenica 11 gennaio 2009

Fermiamo il massacro di Gaza

Ecco il testo del volantino distribuito ieri sera in piazza Duomo a Partinico.
Dal 27 dicembre Gaza è martoriata dalle bombe dell’aviazione israeliana.
È una tragedia di proporzioni enormi: in quel fazzoletto di terra vivono oltre 1,5 milioni di persone: stipate in una città senza vie di fuga, coi valichi alle frontiere chiuse, sotto embargo di medicinali, cibo, carburante, acqua.
Dopo 14 giorni di bombardamenti incessanti ed azioni militari di terra, il bilancio è drammatico: 780 morti, di cui 220 bambini e 3.500 feriti.
Questo massacro di civili inermi viola ogni principio del diritto internazionale e calpesta ogni speranza di pace, in una terra già segnata da anni di conflitti. Chiediamo la fine dell’aggressione israeliana e l’immediata cessazione di ogni ostilità. E chiediamo che il governo italiano, di cui denunciamo l’inettitudine diplomatica ed il sostegno all’azione militare, si faccia portatore di questa richiesta.
Questa guerra è contro tutti i palestinesi e la prima vittima è il processo di pace.
La comunità internazionale, compresa l’Unione Europea, hanno grandi responsabilità per la crisi umanitaria a Gaza causata dal continuo assedio, e per l’aver ignorato la costituzione di un sistema di apartheid nella Cisgiordania mentre gli Stati Uniti perpetuano la loro politica di complicità con Israele. La comunità internazionale ha la responsabilità del silenzio e dell’inerzia di fronte ai crimini di guerra e alle violazioni del diritto internazionale ed umanitario che avvengono ogni giorno a Gaza.
Non ci sarà mai pace finché si costringerà il popolo palestinese a vivere in ghetti, subire vessazioni continue, finché non si permetterà la nascita di uno stato palestinese.
L’occupazione militare del territorio palestinese deve finire. L’assedio di Gaza, che causa una tragedia umana tanto grande, deve essere revocato.
Una pace giusta può nascere solo da una conferenza internazionale sotto l’egida dell’Onu, non di arbitri parziali come gli Stati Uniti, o di conferenze come quella di Annapolis, a cui non sono seguite che vuote dichiarazioni. L’obiettivo di tale conferenza deve essere la fine dell’occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza, la rimozione del Muro e degli insediamenti, il rispetto delle risoluzioni internazionali, inclusa la 194, e la nascita di uno stato palestinese nei confini del ‘67, con Gerusalemme Est come capitale, che possa vivere in pace accanto a quello di Israele.
Questo obiettivo sarà possibile solo se verrà fermata questa nuova ed insensata guerra, se si porrà fine all’aggressione. Ed è su questo obiettivo che Rifondazione Comunista è impegnata.
BASTA CON L’OCCUPAZIONE ISRAELIANA!
DUE STATI PER DUE POPOLI!

SABATO 17 GENNAIO : MANIFESTAZIONE NAZIONALE DI SOLIDARIETA' AL POPOLO PALESTINESE

E’ stata convocata nella capitale per sabato 17 gennaio da una larghissima coalizione di associazioni e forze politiche una manifestazione nazionale di solidarietà con il popolo palestinese massacrato a Gaza dalle forze armate israeliane. Dopo la prima giornata di mobilitazione nazionale che ha già visto le piazze di quindici città italiane riempirsi di manifestanti a sostegno dei palestinesi lo scorso sabato 3 gennaio, la rete di associazioni attiva da anni per la Palestina ha deciso di passare ad un appuntamento centrale nella capitale politica del paese per far pesare l’indignazione verso il massacro a cui sono sottoposti i palestinesi a Gaza e la condanna della politica filo-israeliana adottata dal governo e –con poche eccezioni - dalla “politica” italiana.
Ridotti all’osso ma determinati gli obiettivi della manifestazione nazionale del 17 gennaio: “Fermare il massacro dei palestinesi a Gaza; basta con l’impunità per il terrorismo di stato israeliano; rompere ogni complicità politica, diplomatica, militare ed economica tra Italia e Israele; denuncia di una informazione che uccide le coscienze così le bomBe uccidono le persone”.
Alla manifestazione partecipano sia le associazioni storiche della solidarietà con i palestinesi (dal Forum Palestina alle associazioni di amicizia con la Palestina di Firenze, Cagliari, Bologna, Viareggio), i coordinamenti Free Palestine di Torino, Napoli e di Pisa, i sindacati di base RdB/CUB e Cobas, i centri sociali ma ci saranno anche le comunità degli immigrati, siano esse musulmane o no, e gruppi di cristiani di base. Tra le forze politiche PRC, PdCI, Rete dei Comunisti, Sinistra Critica, PCL.
Per domenica 11 gennaio a Firenze è previsto un incontro nazionale per decidere i dettagli del corteo.
Info: stopmassacrogaza@libero.it

venerdì 9 gennaio 2009

PRESIDIO DI SOLIDARIETà AL POPOLO PALESTINESE

PRESIDIO DI SOLIDARIETà AL POPOLO PALESTINESE

Sabato 10 gennaio, ore 18 Piazza Duomo di Partinico

Dopo l'incontro organizzato lunedì 5 che ci ha visti discutere sulle ragioni del conflitto israelo-palestinese, la prossima tappa è stata fissata per sabato 10: saremo in piazza Duomo dalle 18 alle 21 per un'iniziativa di solidarietà e informazione sul massacro di Gaza, martoriata dalle bombe dell'aviazione israeliana.


BASTA CON L'OCCUPAZIONE ISRAELIANA! Palestina libera!



Siete tutti invitati a partecipare!

martedì 6 gennaio 2009

PRESIDIO DI SOLIDARIETà AL POPOLO PALESTINESE

è nostra intenzione organizzare per sabato 10 gennaio in piazza Duomo a Partinico un presidio di solidarietà al popolo palestinese, vittima della prepotenza israeliana. Che ne pensate? Avevo pensato di commentare il nostro incontro di lunedì sulle ragioni del conflitto israelo-palestinese, ma le parole sono nulla di fronte a questo:
































venerdì 2 gennaio 2009

PROSSIMA INIZIATIVA - CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE

INCONTRO "LE RAGIONI DEL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE"

Lunedì 5 gennaio, ore 17.30 via Lincon 3

Considerata l'attualità dell'argomento, con bombardamenti che si susseguono nella striscia di Gaza, sentiamo la necessità di fare informazione su questa tremenda guerra che sta producendo migliaia di vittime. Dopo l'incontro si punterà ad organizzare qualche iniziativa di solidarietà e di informazione a Partinico.

Siete tutti invitati a partecipare!

Per info: gianluca_89@hotmail.it