Il sole spaccava la testa due anni e un giorno addietro. I corvi delle cattive notizie arrivarono coi telefonini dei giornalisti. Fotografie, notizie sulla vita, domande a raffica senza avere nemmeno il tempo di capire. "Chi è Angelo Frammartino?" ripetevano. Aspirapolvere dei respiri e dei sospiri sono i giornalisti d'agosto con la penna asciutta dallo spettacolo della politica. Quando tutto deve tacere, il silenzio accostarsi con dolcezza al pianto che scivola, si è costretti a coprire la faccia e scacciare occhi di vetro e domande appuntite come frecce di metallo. Insinuazioni, possibili contraddizioni, provano e riprovano a raschiarti il cervello alla ricerca della notizia pelosa. Microfoni e taccuini chiedono solo conferma dello stereotipo: giovane comunista (quindi filo palestinese) a Gerusalemme per un progetto di cooperazione per bambini arabi ucciso da un ragazzo palestinese. La notizia c'è! Oggi non c'è più. Ma neanche nei giorni successivi al funerale e neanche poi dopo ancora nei resoconti sociologici esistono Angeli. Questa è la generazione nichilista scrivono. E lucignolo li cerca nella notte dei raccomandati tra vestiti firmati e grammi bianchi tirati. Una parte della realtà fugge dall'isola dei famosi. Strappa se stessa alla pelle tirata e lavorata durante tutto un inverno in palestra per mostrare armature di bronzo utili alla caccia della femmina nel safari di sabbia. Non sono tristi e sofferenti rivoluzionari ma visionari: "fare l'amore con la nonviolenza per partorire la pace dal grembo della società" scriveva Angelo. Innamorati del divertimento senza pentimento, che trasformano sabbia e scoglio in lenzuola per coprirsi al mattino presto. Non è una metafora. Non si può morire per essere visti.
Michele De Palma
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