Utilizzo il post, perchè il commento all'interessante riflessione di Salvo era diventato ormai troppo lungo.
Purtroppo è tutto un circolo vizioso. La politica taglia i fondi all'università, perciò le tasse accademiche aumentano del 20%, la qualità degli edifici peggiora di anno in anno, i servizi vengono ridotti in mondo come l'università che sembra già essere una vera e propria giungla. Altro che ICI: la gente sarà pure contenta perchè non arriva più la bolletta, ma non si rende conto che quella stessa quota che versava adesso è suddivisa tra tanti altri (forse maggiori) aumenti. Poi ci sono anche meccanismi oscuri per il ricavo di fondi, esempio pratico: la facoltà di lettere e filosofia (come quella di ingegneria, che adotta questo sistema già da qualche anno) ha introdotto i test di valutazione iniziale (?!) per tutti i corsi al suo interno. Dicono che è necessario valutare le tue competenze (dove si trova un lago, o cosa è successo nel 1234, cose che poi apprenderai comunque studiando regolarmente) ed invece lo fanno perchè ogni iscritto, che prima si immatricolava regolarmente, paga 25 euro di test alla facoltà (secondo miei calcoli approssimativi, lettere e filosofia ha incamerato 50 mila euro). Il colmo è che molti ragazzi i quali sono stati costretti a pagare per il test in lettere moderne (per esempio) considerano questo corso di laurea solo una seconda o terza scelta, in caso di mancato ingresso in medicina o in qualche altra facoltà a numero chiuso. Così dei 2000 iscritti ai test di lettere e filosofia, forse meno della metà si immatricolerà (l'altra metà sarà entrata in altre facoltà), ma i 25 euro di 1000 persone (25000 euro) hanno comunque aumentato il conto corrente. Il meccanismo non è poi così complesso e forse purtroppo è l'unica soluzione che hanno le facoltà per rimettersi in sesto: il problema sta alla base, ossia un paese sviluppato come il nostro non può tagliare fondi all'istruzione che è il migliore, essenziale, investimento che una nazione possa fare! Mi avvalgo adesso delle competenze che sto assumendo nello studio della metaria che sto preparando, che casualmente riguarda il maestro unico, le riforme della scuola e tante altre cose inerenti l'attività didattica e burocratica. Scrivo una frase che ricordo precisamente di aver letto qualche giorno fa nel libro (non sono io ad inventarmela!): A RIMPIANGER IL MAESTRO UNICO SONO IN POCHI. Poi un giorno compro il giornale e leggo tutto quello che sta combinando la Gelmini. E d allora mi accorgo che quello che leggevo sui libri era una sacrosanta verità, cioè che le riforme arrivano dall'alto e da persone che non hanno mai messo piede in qualità di insegnanti in una scuola materna, elementare, media o superiore, che gli insegnanti non vengono neppure chiamati in causa e subiscono i cambiamenti calati dal cielo (anzi dal parlamento). Sta succedendo in Italia quello che successe in Inghilterra negli anni 80: poichè si vogliono tagliare fondi (visto che l'economia italiana è in crisi) si fa passare una riforma puramente economica come la giusta risoluzione dei mali della scuola, così il maestro unico (cioè 84 mila posti in meno) viene , secondo l'opinione pubblica, introdotto perchè i risultati erano migliori nel passato. Il mondo va avanti e l'Italia torna indietro.
Faccio soltanto un altro esempio pratico per avvalorare la discussione di Salvo e poi concludo: che cosa significa praticamente selezione naturale? Vi spiego subito: test di ingegneria informatica, 120 posti disponibili e assegnati ai miglior punteggi. Primo mese di lezioni = 20 ritiri (venti persone che smettono di studiare, ma non vengono sostituite da altre persone che avevano provato il test), Secondo mese = 30 ritiri e così via. Arrivati a dicembre, gli studenti da 120 erano diventati una cinquantina. Tenere le facoltà aperte significa garantire un'uguaglianza di opportunità: sappiamo tutti che poi la durezza del corso di studi mette seriamente alla prova gli studenti e questi ultimi si rendono subito conto se quella è la loro strada oppure è meglio cambiare. Fallo capire a chi fa le riforme! D'altronde test è anche uguale a soldi incassati!
Gianluca Ricupati (studente di Lettere Moderne, scappato dalla facoltà di Ingegneria dopo aver affrontato e superato anche io il test a numero programmato e aver quindi tolto la possibilità a qualcuno di provare gli studi di ingegneria... porgo le mie scuse al 121° in classifica!)
Purtroppo è tutto un circolo vizioso. La politica taglia i fondi all'università, perciò le tasse accademiche aumentano del 20%, la qualità degli edifici peggiora di anno in anno, i servizi vengono ridotti in mondo come l'università che sembra già essere una vera e propria giungla. Altro che ICI: la gente sarà pure contenta perchè non arriva più la bolletta, ma non si rende conto che quella stessa quota che versava adesso è suddivisa tra tanti altri (forse maggiori) aumenti. Poi ci sono anche meccanismi oscuri per il ricavo di fondi, esempio pratico: la facoltà di lettere e filosofia (come quella di ingegneria, che adotta questo sistema già da qualche anno) ha introdotto i test di valutazione iniziale (?!) per tutti i corsi al suo interno. Dicono che è necessario valutare le tue competenze (dove si trova un lago, o cosa è successo nel 1234, cose che poi apprenderai comunque studiando regolarmente) ed invece lo fanno perchè ogni iscritto, che prima si immatricolava regolarmente, paga 25 euro di test alla facoltà (secondo miei calcoli approssimativi, lettere e filosofia ha incamerato 50 mila euro). Il colmo è che molti ragazzi i quali sono stati costretti a pagare per il test in lettere moderne (per esempio) considerano questo corso di laurea solo una seconda o terza scelta, in caso di mancato ingresso in medicina o in qualche altra facoltà a numero chiuso. Così dei 2000 iscritti ai test di lettere e filosofia, forse meno della metà si immatricolerà (l'altra metà sarà entrata in altre facoltà), ma i 25 euro di 1000 persone (25000 euro) hanno comunque aumentato il conto corrente. Il meccanismo non è poi così complesso e forse purtroppo è l'unica soluzione che hanno le facoltà per rimettersi in sesto: il problema sta alla base, ossia un paese sviluppato come il nostro non può tagliare fondi all'istruzione che è il migliore, essenziale, investimento che una nazione possa fare! Mi avvalgo adesso delle competenze che sto assumendo nello studio della metaria che sto preparando, che casualmente riguarda il maestro unico, le riforme della scuola e tante altre cose inerenti l'attività didattica e burocratica. Scrivo una frase che ricordo precisamente di aver letto qualche giorno fa nel libro (non sono io ad inventarmela!): A RIMPIANGER IL MAESTRO UNICO SONO IN POCHI. Poi un giorno compro il giornale e leggo tutto quello che sta combinando la Gelmini. E d allora mi accorgo che quello che leggevo sui libri era una sacrosanta verità, cioè che le riforme arrivano dall'alto e da persone che non hanno mai messo piede in qualità di insegnanti in una scuola materna, elementare, media o superiore, che gli insegnanti non vengono neppure chiamati in causa e subiscono i cambiamenti calati dal cielo (anzi dal parlamento). Sta succedendo in Italia quello che successe in Inghilterra negli anni 80: poichè si vogliono tagliare fondi (visto che l'economia italiana è in crisi) si fa passare una riforma puramente economica come la giusta risoluzione dei mali della scuola, così il maestro unico (cioè 84 mila posti in meno) viene , secondo l'opinione pubblica, introdotto perchè i risultati erano migliori nel passato. Il mondo va avanti e l'Italia torna indietro.
Faccio soltanto un altro esempio pratico per avvalorare la discussione di Salvo e poi concludo: che cosa significa praticamente selezione naturale? Vi spiego subito: test di ingegneria informatica, 120 posti disponibili e assegnati ai miglior punteggi. Primo mese di lezioni = 20 ritiri (venti persone che smettono di studiare, ma non vengono sostituite da altre persone che avevano provato il test), Secondo mese = 30 ritiri e così via. Arrivati a dicembre, gli studenti da 120 erano diventati una cinquantina. Tenere le facoltà aperte significa garantire un'uguaglianza di opportunità: sappiamo tutti che poi la durezza del corso di studi mette seriamente alla prova gli studenti e questi ultimi si rendono subito conto se quella è la loro strada oppure è meglio cambiare. Fallo capire a chi fa le riforme! D'altronde test è anche uguale a soldi incassati!
Gianluca Ricupati (studente di Lettere Moderne, scappato dalla facoltà di Ingegneria dopo aver affrontato e superato anche io il test a numero programmato e aver quindi tolto la possibilità a qualcuno di provare gli studi di ingegneria... porgo le mie scuse al 121° in classifica!)
2 commenti:
good start
Perche non:)
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