L’ultima di una serie di scoperte degli agenti di polizia ha lasciato tutti a bocca aperta. Un bunker, probabile rifugio di latitanti mafiosi, attrezzato addirittura di un poligono di tiro. È quanto si è trovata davanti la polizia del commissariato di San Lorenzo di Palermo, durante una delle tante perquisizioni ai danni di un sospetto spacciatore di cocaina nel quartiere Zen del capoluogo siciliano.
Droga e denaro, incasso delle vendite, erano già sicuri di trovarli i poliziotti protagonisti dell’azione, ma quello che di certo non si sarebbero mai aspettati era che una chiave ritrovata al primo piano dell’appartamento di via Agesia di Siracusa sarebbe servita ad aprire una porta blindata che dava accesso ad un vero e proprio bunker. Uno stretto cunicolo largo appena un metro e lungo 10 permetteva l’accesso ad un’area attrezzata come poligono di tiro, dove probabilmente piccoli boss in erba hanno imparato a sparare e vecchi boss affermati (magari latitanti) hanno allenato la mira per non perdere l’abilità di utilizzo di armi da fuoco. Il tutto, dall’appartamento al cunicolo, dal box blindato al bunker-poligono, colmo di droga e munizioni, oggetto della denuncia perpetrata ai danni del 29enne Antonino Grimaldi. Il giovane dopo l’arresto dei Lo Piccolo, ritenuti i feudatari anche del quartiere Zen, sarebbe avanzato di grado passando da semplice pusher a fornitore di cocaina dell’intera zona. Secondo gli inquirenti, l’ipotesi di alloggio di appartenenti a Cosa Nostra all’interno del rifugio scovato sarebbe alquanto probabile vista la vicinanza dell’arrestato a Fabio Chianchiano, uno dei bracci forti del clan Lo Piccolo.
Droga e denaro, incasso delle vendite, erano già sicuri di trovarli i poliziotti protagonisti dell’azione, ma quello che di certo non si sarebbero mai aspettati era che una chiave ritrovata al primo piano dell’appartamento di via Agesia di Siracusa sarebbe servita ad aprire una porta blindata che dava accesso ad un vero e proprio bunker. Uno stretto cunicolo largo appena un metro e lungo 10 permetteva l’accesso ad un’area attrezzata come poligono di tiro, dove probabilmente piccoli boss in erba hanno imparato a sparare e vecchi boss affermati (magari latitanti) hanno allenato la mira per non perdere l’abilità di utilizzo di armi da fuoco. Il tutto, dall’appartamento al cunicolo, dal box blindato al bunker-poligono, colmo di droga e munizioni, oggetto della denuncia perpetrata ai danni del 29enne Antonino Grimaldi. Il giovane dopo l’arresto dei Lo Piccolo, ritenuti i feudatari anche del quartiere Zen, sarebbe avanzato di grado passando da semplice pusher a fornitore di cocaina dell’intera zona. Secondo gli inquirenti, l’ipotesi di alloggio di appartenenti a Cosa Nostra all’interno del rifugio scovato sarebbe alquanto probabile vista la vicinanza dell’arrestato a Fabio Chianchiano, uno dei bracci forti del clan Lo Piccolo.
La clamorosa scoperta è solo l’epilogo di una serie di sequestri di armi e munizioni che si susseguono di giorno in giorno nel capoluogo siciliano e nell’intera isola e che ormai non fanno nemmeno più scalpore. Pistole con matricola abrasa e munizioni in quantità militare sono per Cosa Nostra ciò che il pane rappresenta per noi, comuni ma fieri e onesti mortali.
Come contestualizzare una notizia di tale spessore? Dall’arresto di un 29enne emerge l’idea che la mafia si stia riorganizzando e che lo stia facendo attraverso l’arruolamento di tanti giovani “picciotti”, pronti ad entrare nelle file di Cosa Nostra senza pensarci due volte. Le fiction hanno trasmetto loro l’immagine di un prestigioso ruolo dei vari capi dei capi? Questo non possiamo saperlo, però di sicuro adesso siamo più coscienti che le iniziative di formazione di coscienze legalitarie, soprattutto in determinati quartieri degradati di Palermo, sono ancora poche, troppo poche.
Dalla scoperta di bunker, poligoni, armi e munizioni invece emerge l’idea che la vittoria dello Stato sulla mafia rappresenti ancora un’utopia. Emerge anzi che i recenti colpi subiti dalla magistratura e dalle forze dell’ordine non hanno indebolito più di tanto le forze armate e vitali di Cosa Nostra. La mafia si presenta ancora come un nemico più che temibile. Nell’ultimo decennio ha per lo più dominato il volto silenzioso della mostruosa moneta mafiosa, ma adesso dopo i recenti cambiamenti al vertice della piramide mafiosa (ancora sconosciuti persino agli inquirenti) non si sa ancora quale sarà la prossima strategia dell’organizzazione. Comanderà il silente Matteo Messina Denaro o l’agguerrito Mimmo Raccuglia? Famiglie finora in crisi alla riscossa come i Vitale-Fardazza di Partinico e i Riina di Corleone o dominio di coloro che secondo i “pronostici” sono ritenuti i capi favoriti?
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